L’arte di benedire
Pontificale nella solennità di Maria Madre di Dio
Caltanissetta, Cattedrale, 1 gennaio 2018
1. Un nuovo modo di abitare la storia
In questa solennità di Maria Santissima Madre di Dio la Chiesa ci fa pregare per la pace e il Papa, con uno sguardo universale, cattolico appunto, ci fa riflettere sulla necessità di accogliere i rifugiati e gli immigrati perché la pace comincia con l’aprire la porta del proprio cuore, la porta di casa e la porta delle città a questi nostri fratelli che, per motivi economici o per disagi dovuti a guerre e violenze, lasciano i loro Paesi cercando protezione, rifugio, sicurezza, soprattutto qui in Europa. Si verifica ormai da decenni questo grande movimento di popoli, questa nuova configurazione della geografia ma anche della situazione sociale e politica; tale movimento richiederà nuovi equilibri che dobbiamo cercare e creerà un nuovo modo di abitare la storia da cittadini capaci di dialogo e di fraternità.
Non dimentichiamo che le radici della nostra fede sono in Abramo, l’uomo dell’emigrazione, Abramo e Sara erano di fatto una famiglia di migranti; anche Giuseppe e Maria col Bambino Gesù sono stati costretti ad emigrare e noi abbiamo la fede in Cristo Gesù perché gli Apostoli e altri discepoli del Signore sono emigrati rispetto alla terra di origine e quindi il Vangelo è arrivato fino a noi. Siamo, dunque, chiamati a riscoprire il senso della migrazione, della vita intesa come esodo continuo, come un uscir fuori dai nostri ripiegamenti, dai nostri imborghesimenti e anche dalle nostre lamentazioni.
2. Promuovere la vita
La solennità di oggi apre il nostro cuore alla benedizione, alla capacità cioè di augurare il bene, di vedere il bene anche in una storia sghemba, anche nelle le pieghe, spesso assai confuse, travagliate, della nostra esistenza. Siamo chiamati a benedire, cioè a promuovere la vita degli altri, non a schiacciarla, non a impedirla. Questa benedizione, che ci dispone già all’accoglienza e al dialogo, è già tessitura di fraternità nel mondo.
Questa benedizione ci viene oggi consegnata dalle mani di Maria Santissima, che noi veneriamo come Madre di Dio, Theotòkos, perché Maria è la prima, vera risposta umana positiva al dono di sé che Dio fa all’umanità. Maria è l’umanità che si depone nel cuore di Dio, pronta a mettere in pratica la Parola e a vivere nella volontà di Dio per volere quello che Dio vuole; Maria ci insegna che l’arte di benedire presuppone l’esercizio dell’umiltà, l’avere di sé quella giusta considerazione che ci dà la consapevolezza che noi siamo sempre servi, che la nostra libertà consiste nel renderci, non schiavi di idee, di ideologie, di mode o di egoismi, ma schiavi dell’amore che è Dio; Maria ci insegna a saper benedire vedendo la speranza dei poveri, degli ultimi; ci insegna a contemplare la misericordia del Signore nei travagli della storia; ci insegna a leggere tutta la storia, quella personale, quella ecclesiale, quella sociale, alla luce di questa divina misericordia, di questo Dio che si china con compassione verso di noi e non si stanca di benedirci, nonostante noi.
Spingiamo, dunque, il nostro cuore a emigrare fuori di noi stessi e a rifugiarsi in Dio, perché sotto le sue ali noi troviamo protezione e la nostra vita si schiude alla gioia. Alla gioia di un senso nuovo. Quanti propositi, quanti sogni, quante speranze hanno espresso uomini e donne, grandi e piccini, ieri, questa notte, stamattina. E questo 2018 si è aperto con il sorriso. Non ho ricevuto un solo messaggio di tristezza, ma tutti di gioia, di speranza, messaggi di sorrisi come il cielo che stamattina si è aperto al sorriso del sole.
Facciamo in modo che questo sorriso ci accompagni fino alla fine di quest’anno, fino alla fine della nostra vita, perché possiamo noi stessi diventare benedizione di Dio per quelli che incontriamo. Buon anno!