Nel nulla d’uomo il tutto di Dio
Consacrazione e dedicazione
della chiesa del SS.mo Crocifisso a Gaddira
San Cataldo, 15 dicembre 2019
1. Un’oasi di pace
È con sincera, profonda commozione che questa mattina celebriamo questa santa Eucaristia durante la quale consacriamo questo altare e dedichiamo questa chiesa al SS. Crocifisso dopo il restauro e dopo che nella chiesa sono state sapientemente e artisticamente collocate queste opere d’arte.
La commozione nasce anche da come si è realizzato tutto quello che qui si è realizzato: pensiamo che la casa qui accanto era in vendita e poteva poi anche essere usata per scopi non consoni alla vicinanza con una chiesa; pensiamo al desiderio, ma anche alla preoccupazione, del vostro parroco, il carissimo p. Sanguedolce, per la fine che avrebbe fatto questa chiesa con accanto una casa adibita ad eventuali scopi altri; pensiamo alla prontezza dell’architetto Di Vita, Direttore del nostro Ufficio Tecnico Diocesano, che ha subito intuito la possibilità di bussare ancora una volta alla porta della Conferenza Episcopale Italiana; pensiamo che tutte queste cose hanno trovato un punto di convergenza per cui davvero il Signore ci ha aperto tutte le porte ed è stato possibile acquistare la casa ed adeguarla anche ad uso di canonica e di locali pastorali ed è stato possibile poi, per l’intraprendenza di p. Sanguedolce, provvedere al restauro di questa chiesa, a commissionare un altare che è un vero capolavoro, a commissionare l’ambone e la sede, tutti elementi adeguati, a far restaurare il Crocifisso, a commissionare una statua di San Giuseppe che è veramente bellissima, a riprendere la statua della Madonna del Carmelo.
Per tutto questo non possiamo che ringraziare con sincera commozione il Signore che oggi ci ha anche concesso, dopo giorni di tempesta, di vento e di pioggia, una giornata di sole, come se volesse fare una carezza al vostro parroco e a tutta la comunità parrocchiale del Rosario esprimendo la gratitudine per quanto voi avete realizzato, non solo per la comunità del Rosario, che oggi si vede anche assistita da p. Salvatore Asaro che collabora col vostro parroco, ma anche per quanti vorranno venire qui e utilizzare questa struttura. Penso, per esempio, ai sacerdoti, a qualche gruppetto di giovani, a incontri di catechisti, di coppie di sposi, a quanti qui vorranno venire a trovare un’oasi di pace, a respirare un’aria di grazia e a invocare grazie ai piedi del SS. Crocifisso.
Con i sacerdoti delle parrocchie di San Cataldo noi ci siamo già riuniti nella Casa Canonica e abbiamo potuto sperimentare l’ospitalità, l’accoglienza, la finezza, la raffinatezza e la cura anche dei particolari che p. Sanguedolce ha avuto premura di non far mancare in essa e che oggi ritroviamo anche nella chiesa che noi consacriamo.
2. La rivelazione piena e definitiva di Dio
Il cuore di questa chiesa è l’altare, altare che rappresenta Cristo Gesù che si immola ogni volta per noi e che ogni volta fa uscire dal suo costato trafitto l’acqua e il sangue del nostro parto spirituale. La trafittura del costato di Cristo con tutto quello che Lui lì, nel nulla, rappresenta, è fortemente espressa nella iconografia di questo altare. In esso viene rappresentata in sintesi la storia della salvezza che ruota attorno al mistero del Crocifisso, fin da quando Dio si è rivelato a Mosè e lo ha chiamato dal roveto ardente consegnando a lui il suo nome e mandandolo per liberare il popolo dall’oppressione del Faraone. In quel momento Dio rivela se stesso dicendo, in Esodo 3,14: ʼeyeh ʼasher ʼeyeh, “Io sono colui che sono”. “Dirai: io sono mi ha mandato a voi”, dice Dio a Mosè.
Quell’ “Io sono” non sarà altri che Cristo Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita… Io sono la luce del mondo… Io sono la porta delle pecore… E quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo saprete che Io sono”.
Il Crocifisso diventa così la rivelazione piena e definitiva di Dio; in Cristo Gesù crocifisso Dio ha detto compiutamente se stesso quaggiù, non ha alcun’altra parola da aggiungere. Perciò, chi vuole veramente capire Dio deve inginocchiarsi ai piedi del Crocifisso perché in quel nulla d’uomo si rivela il tutto di Dio. In quell’inchino che il Crocifisso fa a ciascuno di noi è redento e risanato ogni cuore; e mentre si inchina a noi chinando il capo perché tutto sia compiuto, il Crocifisso allarga le sue braccia ad accoglierci, ad ospitarci in quella fenditura del suo costato, come nella fenditura della roccia - il termine biblico è uguale - si è rifugiata la Sposa del Cantico.
Ecco, è un nuovo Cantico dei Cantici che il Crocifisso vuole intonare con noi suo popolo, per dire che noi siamo l’amata Sposa e che solo nella fenditura del suo costato può trovare senso ogni nostro dolore, può trovare speranza ogni nostra sofferenza, può trovare conforto ogni nostra ferita. Davvero, dunque, quell’ “Io sono” innalzato che tutti a sé attira è motivo di gioia, di speranza e di consolazione.
Oggi rendiamo lode al Signore per questa grande opera che, anche in questa campagna, in questa periferia di città, si compie perché, come diceva San Francesco d’Assisi, “ogni volta che camminando vedo da lontano una chiesa non posso non chinare il capo all’amore di Dio che si rende sempre presente a me”. Per questo ha formulato poi quella preghiera che vi consegno: “Ti adoriamo, Signore Gesù, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo”.