Il Signore della libertà
Veglia pasquale
Caltanissetta – Cattedrale, 21 aprile 2019
1. Un cammino di redenzione
I testi che abbiamo ascoltato ci hanno accompagnato dalla creazione al canto della liberazione attraverso la redenzione. In particolare, il testo di Genesi che ci parla di questo sguardo pieno di stupore di Dio creatore che, guardando l’opera delle sue mani, e in modo particolare l’essere umano in quanto maschio e femmina nella relazione d’amore, vide che era tob meod, dice il testo ebraico, “era buono assai”, era molto bello. Era davvero un’opera straordinaria quella che Dio ha consegnato all’umanità, ed era un capolavoro l’umanità stessa.
Il testo di Genesi ci ha poi presentato le prime storture, i primi diaframmi fra l’umanità e Dio, perché Abramo proviene dalla religione mesopotamica, babilonese la quale, come anche la religione che era in Terra di Canaan, credeva che si dovesse placare l’ira di Dio e quindi bisognasse offrire il figlio primogenito.
Quell’umanità che era “cosa molto buona” dallo splendore di bellezza originario già prende le distanze, si allontana non solo da Dio ma anche da se stessa e così si smarrisce il cammino della civiltà, si smarrisce l’abbraccio dei figli, il rispetto delle creature indifese e si abusa di esse pensando di placare la divinità. Anche se per Abramo si trattava di un sacrificio contro-voglia, non desiderato, eppure egli si piega.
E la depravazione di questa umanità, che scivola sempre più nella cultura della sopraffazione, ci viene ancora presentata nel testo di Esodo, dove viene raccontato di tutto un popolo che geme sotto l’oppressione di un faraone ignorante, un faraone che non sa, che non conosce il mistero della vita, che ignora Dio ed è indifferente verso di lui. Così il Signore è costretto a piegare anche il suo cuore, è costretto a giocare con le sue stesse armi per convincerlo ad instaurare un regime di libertà e di rispetto, per tessere una civiltà dove i popoli possano convivere. Per fare questo, il Signore ha bisogno di imporsi sul faraone e dimostrare che davvero il Signore è uno e non ce ne sono altri e che questo Signore non vuole schiavi ma figli, non vuole oppressione ma liberazione, non vuole mortificazione ma resurrezione.
2. Candele di luce per la Città
Ecco perché abbiamo cantato con il Salmo: ‘Adonai shemò ‘Adonai, “Signore è il suo nome, Signore”. Signore, perché Lui regna servendo, perché Lui governa morendo. “Signore è il suo nome” e questo Signore è sceso all’inferno per noi, questo Signore ha voluto riscattare le nostre morti, i nostri morti, i nostri tentativi di morte, per renderci liberi, figli, fratelli.
“Signore è il suo nome”. Possa, dunque, questa sera questo grido salire dal nostro cuore; possa ciascuno di noi non piegarsi ad altro idolo, neanche al proprio dolore, neanche al proprio orgoglio, neanche al proprio autolesionismo, neanche al peccato, se non a Dio, il Signore della libertà. È bastata la sua vita per redimere tutti, non vuole altre morti.
Possa questo popolo, che questa sera dalla strada è venuto alla luce di una sola candela, farsi candela di luce per tutte le strade della nostra Città. Buona Pasqua!