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Parola Preghiera Poveri

27-09-2017 01:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Parola Preghiera Poveri

Parola Preghiera Poveri XIV Anniversario di Ordinazione episcopale e di ingresso in DiocesiOrdinazione diaconale di Fra’ Rafael Antonio Rivera Gouryu,

Parola Preghiera Poveri

 

XIV Anniversario di Ordinazione episcopale e di ingresso in Diocesi

Ordinazione diaconale di Fra’ Rafael Antonio Rivera Gouryu, ofm capp.

e conferimento dei ministeri

Caltanissetta, Cattedrale, 27 settembre 2017

 

 

1.      Lasciarsi possedere dallo Spirito

 

Carissimi sacerdoti e diaconi, carissimi religiosi, frati Cappuccini, religiose, amatissimi seminaristi, gentili autorità, signor Sindaco e tutti voi amatissimi figlioli, questo è un giorno di festa perché un giovane, non più giovanissimo ma ancora molto giovane, che viene dal Sud America, da un altro continente, e che per quei disegni misteriosi di Dio è approdato nella nostra splendida isola di Sicilia, oggi viene ordinato Diacono della Chiesa e altri sette giovani, fra cui tre seminaristi, riceveranno i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. è un giorno di festa che ci riporta all’essenza della Chiesa. La Chiesa è stata costituita da Gesù per stare con Lui nell’amicizia che si fa dialogo nella preghiera e per essere, in Lui, mandata a portare la lieta notizia del Vangelo ai poveri, ai diseredati, ai ciechi, agli storpi, ai carcerati, a tutti quelli che in un modo o nell’altro vivono ferite, attraversano tunnel senza luce.

 

E lo stile con cui quelli che Gesù chiama devono andare è lo stile non del possedere, ma del donare; lo stile dello spogliamento, oserei dire di una kenosi, di uno svuotamento che si fa coraggio di lasciarsi possedere dallo Spirito.

 

2.      A partire da ciò che è piccolo

 

I testi della Sacra Scrittura ci hanno presentato tre momenti: Parola, preghiera, poveri. Nella prima Lettura il momento della preghiera è presa di coscienza di una povertà morale e anche materiale in cui versa il popolo al ritorno dall’esilio di Babilonia, per cui quella preghiera in ginocchio si fa coscienza della piccolezza di un Regno che, se è sparuto nel numero, forse anche nella qualità, è qualcosa di straordinario nelle mani di Dio. Dio, infatti, riparte sempre da ciò che è povero e il Regno dei cieli riparte sempre da ciò che è piccolo. Pensiamo al seme di senape, pensiamo al chicco di grano, costretto ancora, nonostante la sua piccolezza, a marcire e a lasciarsi macinare per trasfigurarsi prima in spiga di grano e poi in farina.

 

Questa povertà che si fa preghiera nella consapevolezza della piccolezza, diventa poi urgenza di un servizio, il servizio d’amore di questi sette uomini scelti per la diaconia delle mense, servizio che si coniuga con la preghiera e la Parola. L’inizio del sesto capitolo di Atti degli Apostoli ci pone dinanzi ad una comunità lacerata, votata sempre alla lamentela e alla mormorazione mai dichiarata, ma che scorre nei sotterranei delle relazioni e crea malumore, crea disagio ed ha come conseguenza una comunità bloccata, ferita, che non cresce: è la maledizione che accompagna sempre la Chiesa e la comunità quando non si vive l’amicizia con Dio, non si è in Dio. Ma ecco che proprio gli Apostoli avvertono queste ferite, questi disagi e comprendono che la Chiesa può reggere solo su questo tripode: la preghiera, la Parola, il servizio ai poveri.

 

Ed è questo che abbiamo anche ascoltato nel testo del Vangelo: l’essere costituiti e mandati per portare il Vangelo della misericordia, della pace e di questo amore fino allo spreco di Dio, addirittura passando di casa in casa, anche se altrove Gesù dice: “Non passate di casa in casa”. In ogni caso si tratta di una evangelizzazione che va fatta sulla strada, con i calzari ai piedi, senza portare bisacce, con una sola tunica, liberi della libertà dei figli, liberi di non possedere perché si è posseduti.

 

3.      Silenziose trame d’amore

 

Fra’ Rafael, tu avevi già una carriera brillante davanti a te, non solo l’insegnamento, ma la tua laurea in microbiologia clinica ti apriva delle strade, dirigevi già una scuola di oltre mille studenti, eppure il Signore è venuto a bussare al tuo cuore e ti ha condotto dove tu non sapevi, ti ha portato ai nostri lidi isolani e adesso al centro di questa isola, qui a Caltanissetta, nella nostra bella comunità di San Michele.

 

Io non so quali sono i disegni di Dio su ciascuno di noi, non so quali sono i disegni di Dio su questa nostra Chiesa, so che nonostante le ferite, nonostante le pietre d’inciampo, nonostante le cadute, Dio sta scrivendo pagine bellissime in questa porzione di popolo di Dio; pagine che riportano storie con nomi e cognomi, storie note solo allo Spirito Santo. E so per certo che Dio continua a tessere trame d’amore fino allo spreco in tante anime generose che vogliono servire nel nascondimento, che vogliono donarsi e lo fanno, giorno dopo giorno, ognuno come sa, ognuno come può. Ne è testimonianza questa schiera di sette giovani, tre nostri seminaristi che ricevono l’accolitato, Giuseppe, Andrea, Enzo, e quattro giovani uomini, di cui tre sposati, Massimo, Vincenzo, Alessandro ed Angelo. È una famiglia che cresce. Ma non vedete come cresce questa nostra Chiesa? Non respirate questo profumo d’amore che, per le ginocchia piegate in preghiera di tanti uomini e donne, il Signore sparge in abbondanza? Proprio ora Lui fa una cosa nuova, non ve ne accorgete?

 

Abbiamo solo dieci seminaristi nel nostro Seminario; quest’anno non è entrato nessuno, non perché il Signore non chiami, ma perché forse noi ancora non abbiamo il coraggio di creare inquietudine nel cuore dei giovani col nostro esempio fascinoso e trainante, forse noi stessi siamo paurosi. È il Signore che ci chiama. Diversi giovani sacerdoti oggi celebrano l’anniversario della loro ordinazione, è una Chiesa che cresce e non fa rumore.

 

4.      Essenzialità purezza semplicità

 

Abbiate sempre i calzari ai piedi quando camminate per le strade di questa Diocesi, i calzari della semplicità, i calzari della povertà, i calzari della essenzialità. Ma sappiate togliervi questi calzari dinanzi alla coscienza di ogni uomo e ogni donna, che è sacra e che neanche Dio violenta.

 

Abbiate quella veste lacerata, inginocchiati sulla nuda terra, in preghiera; portate nella preghiera il nostro popolo, le nostre storie, le nostre ferite, i nostri sacerdoti, le famiglie con difficoltà, i poveri; portateli nella preghiera, non chiudete mai la giornata senza aver consegnato a Dio tutte le persone che Lui vi ha fatto la grazia di farvi incontrare.

 

Abbiate il coraggio di essere evangelizzatori. A voi Lettori sarà consegnato il libro dei Vangeli, ma sarà consegnato chiuso perché dovete dispiegarlo voi con la vostra vita. E così, mentre voi diventate pagine aperte, pagine leggibili di Vangelo, i nostri seminaristi Accoliti fanno un altro passo avanti verso l’altare, verso il servizio all’altare, per essere ri-portati nella diaconia verso i poveri per le strade, come farà Rafael.

 

Quando viene consacrato un Vescovo, i Vangeli vengono posati sul suo capo aperti, quasi come un tetto sulla testa del Vescovo. Sia la Parola di Dio la nostra luce e la nostra casa, il nostro cibo e la nostra strada. E allora noi andremo avanti perché solo dalla Parola nasce il desiderio della preghiera e la Parola e la preghiera fanno germogliare nel nostro cuore l’affetto e l’appello verso i poveri.

 

Consegno, dunque, a voi e a tutta la nostra Chiesa queste tre “P”: la Parola, la preghiera, i poveri. Che sia il programma di vita di ciascuno di noi e tuo, fra’ Rafael, in modo particolare. Che tu possa essere, sulle orme di San Francesco, libero della libertà degli uccelli del cielo, essenziale e puro dell’essenzialità e della purezza dei gigli del campo e possa lasciarti trasfigurare nel Cristo crocifisso, fino allo spreco d’amore. E così sia!

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