Semi dell’amore di Dio
Solennità del Corpus Domini
Caltanissetta – Cattedrale, 10 giugno 2012
1. Un duplice viaggio
Figlioli carissimi, è per me davvero motivo di grande gioia celebrare questa solennità insieme ai carissimi sacerdoti qui presenti, che ne colgono il senso di espressione della comunione ecclesiale, e insieme a tutto il santo popolo di Dio, perché siamo una sola Chiesa, l’unico Corpo di Cristo. Proprio per questo in tutti i paesi della nostra Diocesi c'è una sola Messa nel pomeriggio nella chiesa Madre, per esprimere questa unità, questa unione del Corpo Mistico di Cristo, attorno al Corpo eucaristico di Gesù e poi tutti insieme si affronta il santo viaggio.
Il Corpus Domini può essere definito l’espressione di un duplice viaggio: il viaggio di Dio fra noi in Cristo Gesù e il nostro viaggio verso di Lui. Dio, infatti, in Cristo Gesù ha iniziato il suo viaggio: Gesù non ha considerato un tesoro geloso, una preda per sempre, l'uguaglianza con Dio e di tutto si è svuotato, facendosi servo e assumendo volto d'uomo. Il suo viaggio in terra, aveva come primo scopo la liberazione dal peccato, perché se nella creazione Dio ha dato noi al mondo, nella redenzione ha restituito noi a noi stessi, liberati dal peccato.
Ma questo primo scopo del viaggio di Gesù non è il fine, è solo un primo obiettivo. Il fine è il darsi di Dio a ciascuno di noi. Gesù non ha voluto solo restituire noi a noi stessi, nel mistero della redenzione e della liberazione dal peccato, ma ha voluto anche dare a noi se stesso nel mistero dell'Eucaristia, perché noi potessimo iniziare il viaggio che ci conduce a spogliarci, a svuotarci di tutte le cose che non hanno il sapore di Dio e il gusto dell'amore, a svuotarci, a perdere, a lasciar cadere tutte le zavorre, anche quelle che hanno i contorni religiosi, perché non sono importanti le processioni e le devozioni, né è importante essere parroco o viceparroco di una determinata parrocchia, è importante l'amore di Dio. É questo il viaggio e di questo Gesù ci chiederà conto. Noi abbiamo cominciato questo viaggio, attraverso il quale cerchiamo di consegnare noi stessi a Lui, e lo possiamo fare in virtù del suo darsi a noi nell'Eucaristia. È come un gioco d'amore: più lui si dà a noi, più noi ci sentiamo attirati da lui e non troviamo altra libertà che nel dire come Lui: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Questo è il mistero del Corpus Domini.
2. Consumarsi per amore
Gesù in quell'ultima cena, parlando ai suoi, ha usato due verbi: “prendete” e “mangiate”. “Prendete”, cioè accoglietemi come pane, afferratemi, ricevetemi. È un imperativo ma anche un desiderio, il desiderio di Dio di lasciarsi accogliere, di lasciarsi ospitare. Prendete per adorare, prendete per contemplare? No, «prendete e mangiate». Questa è la gioia di Dio: lasciarsi mangiare dall'uomo, per poter ancora di più farsi piccolo, per farsi cellula delle nostre cellule, carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, perché solo nell'intimo di noi stessi Egli può operare quella rivoluzione del nostro corpo che ci renda simile a lui. Non è dunque per un'azione esterna, non è neanche per attrazione che Egli ci rende simili a Dio, ma è per trasformazione interiore, per trasfigurazione. Grande è l'amore di Gesù, tanto da rialzarsi nel suo lasciarsi da noi ospitare. E però accade qualcosa di straordinario, perché è sempre il più grande che mangia il più piccolo, noi ci nutriamo di Gesù, Lui diventa piccolo in noi, ma in realtà è Lui che ci trasforma in sé e quindi noi, come dice papa Leone Magno, diventiamo quello che mangiamo, diventiamo altri Gesù, semi dell'amore di Dio nel mondo.
Gesù dice: «Prendete e mangiate, è il mio corpo». Dopo che ci aveva dato il perdono dei peccati, dopo che ci aveva dato tutto l'amore di Dio, a Gesù restava solo il suo corpo e allora ci dà anche quello, perché l'Eucaristia è questo consumarsi per amore. Ci ha detto: «Prendete e mangiate, è il mio corpo», quello che ho, quello che mi resta, io ve lo do, perché l'amore è liberazione, l'amore significa non trattenere più nulla per sé, neanche il proprio corpo.
3. Prolungamento del corpo di Gesù
Quel corpo che ha abbracciato i bambini, ha accarezzato i lebbrosi, ha guarito i ciechi e gli storpi, quel corpo che è stato bagnato e baciato da una prostituta, quel corpo si dà, perché noi possiamo diventare prolungamento del corpo di Gesù, perché, nutriti dell'Eucaristia, noi possiamo essere espressione sacramentale della sua carezza, del suo abbraccio, della sua condivisione, del suo perdono, della sua gioia.
Solo che questo mistero Gesù non lo ha consegnato a ciascuno di noi individualmente, ma a noi insieme come Chiesa, come suo Corpo Mistico. E dunque, finché non comprendiamo che l'essere, il vivere, il celebrare la nostra unità e la nostra comunione di Corpo Mistico ha la priorità su tutto, noi possiamo anche fare miracoli, predicare, celebrare messe, ma siamo inutili ai fini di Dio perché lavoriamo per noi stessi. Gesù si è consegnato ad una comunità, non ha detto: prendi e mangia, ha detto: prendete e mangiate. Allora solo quando viviamo l'esperienza della comunità, l'esperienza della chiesa, che in ogni Diocesi si esprime attorno al Vescovo - oggi è questo, domani sarà un altro, siamo poveri peccatori e non è per la nostra santità che noi siamo qui a servire questo popolo di Dio, ma per la Sua grazia – noi siamo realmente il Corpo Mistico di Cristo, che poi, nutrito di Gesù, intraprende il viaggio espresso nella processione, il viaggio del darsi, del consegnarsi, del seminare d'amore le nostre strade, i nostri quartieri, le nostre case. Allora, davvero in questo Corpus Domini, siamo chiamati a compiere un cammino dalla conversione, dalla rivoluzione del nostro modo di sentire Dio, di lasciarci incontrare da Lui, in un cambiamento di mentalità e di cuore, fino alla celebrazione del sacrificio di comunione nel rendimento di grazia, perché noi, come Chiesa e come credenti, possiamo essere davvero eucaristia d'amore per il mondo. Sia lodato Gesù Cristo!