
TUTTI ATTIRERÒ A ME
Messaggio di Quaresima 2025
Caltanissetta, 6 gennaio 2025
Figlioli carissimi,
a voi tutti e a ciascuno giunga il mio affettuoso saluto, accompagnato dal ricordo al Signore nella mia preghiera, che ogni giorno elevo a Dio Padre perché nella nostra piccola bella Chiesa nissena si compia il desiderio orante di Gesù: Tutti siano uno!
In Avvento abbiamo riflettuto su quanto Papa Francesco ci ha proposto per questo Giubileo: essere pellegrini di speranza; e ci siamo messi in cammino con i pastori e i magi verso il presepio dell’unità.
Con questo mio Messaggio di Quaresima desidero offrire – a me innanzitutto, sempre in conversione – una riflessione sulle parole di Gesù che, dopo aver detto: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo», aggiunge: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,23-24). E poi afferma: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Qui l’evangelista commenta: «Questo diceva per indicare di quale morte doveva morire» (Gv 12,33).
1. Da terra innalzato
Il vangelo ci conduce al momento culminante in cui le tenebre sembrano trionfare: è l'ora più nera dell'umanità; eppure, già in quello stesso momento in cui le oscure forze del male tentano di schiacciarlo, in realtà Cristo viene esaltato, glorificato, intronizzato come Re. Gesù però non regna dominando con un potere dall’alto, ma regna attraendo: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Gesù regna facendo risplendere in sé l’Amore di Dio per l’umanità che lo inchioda alla Croce! Ma proprio quella Croce è il trono di Dio!
Su quel trono innalzato Gesù dà compimento alla sua vita, alla sua obbedienza al Padre «fino alla morte e alla morte di Croce», scrive San Paolo nella Lettera ai Filippesi (Fil 2,6-11). Il trono della Croce è la trasfigurazione del chicco di grano, che morendo germoglia a nuova vita. Il trono della Croce è la consumazione del comandamento di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando» (Gv 15,12-14).
Elevato da terra, Cristo Gesù compie il comandamento nuovo dell’Amore, perché la Croce è il suo unico e definitivo scritto, è il sigillo dell’Amore!
«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21), chiedono alcuni greci agli Apostoli. Ed ecco dove tutti – giudei e greci, ricchi e poveri, miseri e potenti, bianchi e neri – possono vederlo: innalzato sulla Croce! Non si tratta dunque di avere la “fortuna” di vedere Gesù, ma di essere dove Lui è, di incontrarLo dove Lui ci dà appuntamento: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Solo là possiamo comprendere qualcosa di Dio e del mistero del suo infinito Amore!
2. Lo scandalo del Crocifisso
Gesù con le sue parole, i suoi atteggiamenti, le sue scelte ha suscitato molto scandalo nella sua terra. Ma lo scandalo più grande è rappresentato dalla fine della sua vita: la Croce «scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani» (1Cor 1,23). Se per il giudeo la Croce è un ostacolo insormontabile perché opposta all’agire del Dio Onnipotente di cui parlavano le Scritture, per il greco la Croce è totale irragionevolezza.
Che Dio diventi uomo assumendone il divenire, i bisogni e i limiti, è per il greco totale insipienza. Ma irragionevole è ancor più ritenere che Dio finisca sconfitto sulla Croce! Il cristianesimo, infatti, è scandalo e paradosso perché propone come Salvatore un uomo ucciso in croce. Anzi, il patibolo della croce è diventato l’emblema stesso del cristianesimo, il “segno” e il paradosso di una maledizione benedicente, di cicatrici che fanno guarire!
Il Crocifisso sconvolge implacabilmente tutti i modi umani di parlare di Dio, tutti i tentativi di catturarlo nelle maglie del nostro pensiero. Questi desideri troppo spesso inchiodano il Cristo sulla croce delle attese degli uomini, piuttosto che inchiodare le attese degli uomini sulla croce del Cristo. Il volto del Dio cristiano va cercato unicamente nello spogliamento dell’Umiliato inchiodato al legno della maledizione. Chi cerca altrove, non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini!
«Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Forza che attrae, il Crocifisso innalzato è anche il punto d'incontro: «Attirerò tutti verso di me». La Croce è il punto dove gli uomini dispersi e lontani – dispersi fra loro perché lontani da Dio – si incontrano. Leggendo i racconti evangelici della Passione si ha l'impressione che la Croce disperda (anche i discepoli sono fuggiti!); invece, una volta innalzata e compresa, la Croce riunisce. Gli uomini dispersi si ritrovano insieme perché ciascuno guarda nella stessa direzione, attratti tutti dalla stessa persona («verso di me»). È Cristo Crocifisso il “luogo” in cui si compie il sogno di Gesù: Tutti siano uno!
Gesù è capace di attrarre a sé chiunque, nel segno della Croce, sa leggere nella propria povertà e sofferenza la certezza di essere amato da Dio! «Credere nel Cristo crocifisso – ha scritto San Giovanni Paolo II – significa credere che l'amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male in cui l'uomo, l'umanità, il mondo sono coinvolti» (Dives in misericordia, 7).
3. La “rivelazione” della Croce
La Croce è l’estuario ascendente dell’itinerario discendente di Gesù, l’ultimo suo atto di volontaria umiliazione e obbedienza: «pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì» (Eb 5,8). E proprio «per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,9). La morte è il punto estremo dello spogliamento e dell’incarnazione del Figlio, crocevia “necessario” per l’esplosione della Vita e l’innalzamento della Verità dell’Amore e del Nome che salva, come dichiara Pietro allo storpio davanti alla porta Bella del tempio: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel Nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» (At 3,6).
La Croce è la rivelazione dell’essenza di Dio: è l’Amore. Sulla Croce si vede un Dio che ama oltre il necessario. Il gesto del Padre che dona il Figlio e del Figlio che dona se stesso in quel modo non è misurato sul bisogno dell'uomo, ma sulla ricchezza dell’Amore di Dio. La Croce mostra che la via dell’obbedienza per Amore e con Amore è vittoriosa. Per questo la Croce è Vangelo: «Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1Cor 15,3-4).
La risurrezione-esaltazione è l’altra faccia della Croce, non la riparazione di una sconfitta, ma il segno che l’umiliazione della Croce non era una sconfitta. La risurrezione è il segno che la via della fedeltà a Dio e dell’Amore obbediente nel dono smisurato di sé è vincente, è una grande lieta notizia, è il Vangelo della Speranza.
Tutto il “gioco” dell’Amore di Cristo sta fra l’abbassamento e l’esaltazione, fra l’umiliazione e la glorificazione. Di conseguenza, se noi vogliamo vivere l’Amore di Dio ed entrare nel mistero della Redenzione, altra strada non ci è data se non quella del breve tratto dal Golgota al sepolcro: è la strada dell’umiliazione, dello spogliamento, della povertà, cioè della libertà di puro Amore.
4. Il fascino dell’attrazione
«Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Il verbo greco elkuein (attirare) indica la seduzione femminile e ricorre questa sola volta in tutti i vangeli, e soltanto in queste parole di Gesù. Nel greco classico questo verbo si riferisce al fascino suscitato da una bella donna, che attira con seduzione gli uomini a sé. Possiamo quindi dire che proprio nella ripugnante postura della crocifissione, Gesù offre uno “spettacolo” di bellezza così affascinante da attirare e sedurre tutti.
Il profeta Zaccaria secoli prima aveva annunciato: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto» (Zc 12,10). Lo sguardo della nostra anima non può non andare al Trafitto, perché lì la Bellezza trova tutto il suo compimento… ed è il mistero della nostra felicità!
«E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. Perché Dio ha tanto amato il mondo da consegnare il suo unigenito Figlio» (Gv 3,14-16). Come nel deserto Mosè, per ordine di Dio, ha innalzato il serpente su un legno per salvare i feriti e i moribondi che riuscivano a volgere il loro sguardo verso di esso, così Gesù viene innalzato sul legno della Croce perché… «Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Tutti senza distinzione. Tutti: assassini e assassinati. Tutti: uomini e donne, giovani e vecchi. Tutti: deboli e potenti, credenti e non credenti. Tutti…
In questi tempi in cui tutto sembra confuso, incerto e scoraggiante, ognuno di noi, che ascolta e medita queste parole di Gesù, deve contribuire a portare un po’ d’amore nel mondo. Senza aspettarsi nulla!
In Gesù vediamo l’insospettata profondità dell’Amore, la sua forza di dedizione, la sua gratuità, ma anche la sua scandalosa debolezza: il Crocifisso trafitto è l’icona dell’Amore più grande rifiutato. Eppure la debolezza dell’Amore è la sua forza! È la forza che dona libertà e felicità. È la forza che attira affinché… Tutti siano uno!
Augurando a tutti e a ciascuno un coraggioso cammino di Quaresima, vi affido alla Santissima Madre Desolata, piantata sotto la Croce con il coraggio dell’Amore, mentre con affetto e di cuore vi benedico nel Signore.
Vostro aff.mo
Mario Russotto
Vescovo