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Fuori da ogni sepolcro

12-04-2020 00:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Fuori da ogni sepolcro

Fuori da ogni sepolcro Domenica di PasquaCaltanissetta – Cappella Maggiore del Seminario12 aprile 2020  1.  Il senso del vivere e del soffrire Abbiamo

Fuori da ogni sepolcro

 

Domenica di Pasqua

Caltanissetta – Cappella Maggiore del Seminario

12 aprile 2020

 

 

1.  Il senso del vivere e del soffrire

 

Abbiamo ascoltato dalla Sequenza pasquale queste parole: “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello, il Signore della vita era morto ma ora vivo trionfa”. È così sempre nella storia e nelle epoche della nostra anima: morte e vita si affrontano in continuazione.

 

Stiamo vedendo in questi mesi, in queste settimane, questo scontro fra la morte e la vita e sta a ciascuno di noi, nel rispetto delle norme, contribuire al trionfo della vita perché nulla può fermare questo corso d’acqua che è la vita. Sì, il fiume della vita può incontrare ostacoli, difficoltà, può anche deviare dal suo sentiero, ma continua sempre a scorrere.

 

Stiamo vedendo come, non solo in Italia ma in tutto il mondo, la lotta fra la vita e la morte è proprio all’ordine del giorno e dobbiamo non solo avere la speranza, ma nutrire la certezza che la vita vincerà sulla morte e che certamente, nonostante le stragi che questo COVID-19 sta seminando, noi possiamo vincere. E nel frattempo, nel perdurare di questa virale guerra, siamo chiamati a ritrovare il senso del vivere e del soffrire, a ritrovare il senso unificatore della nostra esistenza nell’arte e nell’esercizio dell’amore, perché “forte come la morte è l’amore” neanche gli inferi possono distruggere l’amore.

 

Chiediamo allora a Maria di Magdala: “Raccontaci, Maria, chi hai visto sulla via?” e poi, con lei e con tutti i credenti di tutte le epoche, con tutti gli uomini e le donne che lottano per far trionfare la vita perché sia Pasqua, passaggio da morte a vita, giorno dopo giorno, annunciamo: “Cristo è risorto!”, ne siamo certi, Christòs anèsti, “Cristo è risalito”!

 

2.  Respiro ai polmoni dell’anima

 

Figlioli carissimi, Pasqua è passaggio e risalita; passaggio dalla superficialità alla responsabilità, dalla solitudine alla solidarietà, da un sentimento di tristezza o di abbandono alla esperienza della gioia, della relazione, della fraternità. Mai come in queste settimane l’umanità ha riscoperto la fraternità, perché siamo accomunati da questo virus, da questo male comune, ma ancor più siamo accomunati dall’amore di Dio, il Padre misericordioso che ci riaccoglie giorno dopo giorno come figli amati, fragili, dispersi, smarriti, e pur sempre amati, perché ciascuno è costato il sangue dell’unigenito Figlio di Dio, Cristo Gesù.

 

Lasciamoci, dunque, prendere per mano, in questa domenica di Pasqua da Maria di Magdala: lasciamo che sia lei, col suo cuore infiammato d’amore, con la sua fede, a trascinarci fuori dalle nostre tombe, fuori dai nostri sepolcri, fuori da tutte quelle chiusure intimistiche e autoreferenziali della nostra vita. Non mettiamo noi al centro! Ogni volta che parlo con certe persone, tante persone, mi si stringe il cuore perché tutto il discorso verte intorno al loro “io”, messo sempre al centro, come se tutto il mondo fosse riferito a loro, si rapportasse al loro “io”, o fosse contro il loro “io”.

 

Usciamo fuori, diamo la mano a Maria di Magdala quest’oggi, alla genialità e alla fede, alla femminilità e alla maternità di questa sorella di cammino, e lasciamoci condurre fuori, verso il sepolcro! Superiamo le lentezze della Chiesa, le lentezze di Pietro, accogliamo invece la velocità e il rispetto, la responsabilità e la delicatezza dell’altro volto della Chiesa, quello del discepolo amato. Non limitiamoci solo a fare analisi della situazione. Quante analisi si stanno facendo su questo tempo di coronavirus, analisi sociologiche, psicologiche, psichiatriche, moralistiche! Diamo spazio e respiro al polmone della nostra anima per essere come il discepolo amato. Entriamo senza paura nella grotta della morte, entriamo senza paura nell’atrio buio e desolato dell’esistenza e cerchiamo di guardare con lo sguardo del cuore, con gli occhi della fede, per vedere e credere.

 

Mi auguro che ciascuno di noi possa fare l’esperienza di Maria di Magdala trovando il coraggio di tornare sui propri passi, di rivisitare il sepolcro della morte, di lasciarsi incontrare da angeli della speranza che pongano la fatale domanda: “Perché piangi? Chi cerchi?”.

 

Possa davvero ciascuno di noi fare l’esperienza di questa grande donna, la più grande delle donne dei vangeli dopo Maria di Nazareth; possa cioè lasciarsi incontrare, intercettare da Gesù, il Crocifisso Risorto, e abbracciarlo senza trattenerlo perché un Vangelo, una bella notizia è nascosta sotto la pietra del nostro cuore. Srotoliamo quella pietra e sbocciamo alla gioia e alla primavera della vita che vince ogni morte. Buona Pasqua!

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