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Fra Eva e Maria

21-11-2021 00:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Fra Eva e Maria

Fra Eva e Maria Solennità dell’Immacolata ConcezioneCaltanissetta – Cattedrale, 8 dicembre 2015 1.  Il compimento di Eva “Verso dove sei?...” (Hayyeka

Fra Eva e Maria

 

Solennità dell’Immacolata Concezione

Caltanissetta – Cattedrale, 8 dicembre 2015

 

1.  Il compimento di Eva

 

“Verso dove sei?...” (Hayyekah):è la prima parola che Dio pronuncia nella sua relazione con l'umanità appena creata. E la pronuncia perché né l’uomo, né la donna si sono fatti trovare al loro posto in questo incontro con Dio alla brezza del giorno. Invece la prima parola che Dio pronuncia nella sua relazione con Maria è Kàire, “rallegrati, sii nella gioia”. Se nella prima creazione tutto sembrava finito con quella parola: "Verso dove sei?", nella seconda creazione tutto inizia con un saluto che dice desiderio di relazione, incontro, tessitura sponsale di un'amicizia che Dio vuole ricostituire con l'umanità… E Dio riparte sempre da una donna!

 

Così nella prima creazione nonostante la morte sia entrata nel mondo attraverso il peccato dell'umanità, nonostante Dio castighi questa superbia, questa presunzione, questo fare a meno di Lui da parte dell'uomo e della donna il sì di Dio è più forte di ogni no umano. La vita è più forte di ogni morte e in Dio il perdono è più forte di ogni peccato; per questo Egli riparte comunque dalla donna, la costituisce madre della vita e le impone il nome Eva, (Hawwah) “madre dei viventi”. Quello che sembrava un castigo, in realtà, si trasforma in benedizione perché in Dio che è ricco di grazia, di fedeltà e di misericordia non c'è posto per la maledizione, tutto in Lui è benedizione. Sta a noi aprire la porta del nostro cuore per accogliere questa pioggia di grazia. E così Eva, morta alla relazione con Dio attraverso il peccato, viene ricostituita madre della relazione e in lei, nella donna, l'umanità ritrova la vita.

 

Maria non è l'anti-Eva, è il compimento di Eva; Maria porta a fine quello che Eva non ha saputo realizzare. Non c'è nella Bibbia la contrapposizione fra Eva e Maria, questa contrapposizione di una grazia che Eva ci ha tolto e Maria ci ha restituito viene da una teologia un po' oscurantista che mette in un certo senso ai margini dell'umanità la donna, ma in realtà la prima creazione si conclude con la benedizione. Eva era morta tramite il peccato alla sua relazione con Dio, alla sua relazione con l'uomo e non è all'uomo che Dio riaffida la benedizione dell'umanità ma alla donna, così come affiderà questa nuova creazione, questa seconda alleanza, questo patto nuziale che mai più si spezzerà a Maria, ad un'altra donna.

 

E se la prima donna non si era fatta trovare al suo posto insieme all'uomo, in quella relazione vitale che costituisce il sogno di Dio sull'umanità, Maria si fa trovare al suo posto, fa casa con Dio perché Dio ama entrare nella ferialità della nostra esistenza; non in un tempio, non nella capitale del regno ma alla periferia della società, alla periferia della storia, alla periferia della religione perché la Galilea era considerata una regione che aveva come annacquato la religiosità dal momento che in Galilea convivevano diverse culture, diverse tradizioni, diverse religioni. Dio riparte da lì e Maria si fa trovare al suo posto e dice il suo sì, il suo “eccomi, sono presente a Te, guarda sono proprio qui al mio posto”.

 

2. La chiave della relazione

 

Ma questo sì di Maria a Dio è preceduto dal sì di Dio a Maria. La misericordia è il presupposto di ogni vita, di ogni relazione. Per questo ci viene consegnato il perdono in questo Giubileo straordinario come chiave della relazione, come apertura dei cuori, come tessitura della nuova Chiesa, della nuova società. E noi siamo chiamati a non sfuggire dallo sguardo di Dio perché il suo non è uno sguardo indagatore, non è uno sguardo castigatore; Dio non ci cerca per condannarci ma per salvarci, Dio si inchina alla creatura perché in Lui c'è solo la benedizione e vuole tirare la vita da ogni pietra che vive dentro di noi, vuole richiamarci a questa relazione, a questo patto che mai più nessuno potrà spezzare perché è sigillato con il sì di una donna e il sangue di un uomo che è Cristo Gesù.

 

Come l'anello nuziale dell'amore che è lo Spirito Santo ha avvolto tutto intero l'universo nell'opera della prima creazione, così questo nuziale amore avvolge Maria, lei è la primizia dell'umanità, lei compie, è il tèlos, il fine di Eva. E se una donna ha esultato nel suo cuore per Maria, questa è proprio Eva, non è gelosa Eva, non è invidiosa di Maria. Se non accogliamo quella Eva che vive in noi, quella Eva un po' ribelle, un po' indisciplinata, un po' fuori dalle righe, non riusciremo mai a capire Maria che non è una donna compassata, non è una donna da nicchia, è una donna con tutta la sua femminilità, con tutta la sua carnalità, una donna fatta madre nella sua verginità. Ecco perché Paolo VI 50 anni orsono come oggi, nel giorno dell'Immacolata Concezione, chiudendo il Concilio Vaticano II, ci ha consegnato Maria come Madre della Chiesa.

 

Tutti noi siamo chiamati, allora, a vivere questo Giubileo riscoprendo queste due donne che chiedono di abitare in noi perché la storia della salvezza è tesa fra Eva e Maria; questo arco i cui punti estremi sono rappresentati da due donne chiede alla porta del nostro cuore di muoversi a compassione, di sperimentare la misericordia di Dio per essere anche noi trasfigurazione dell'amore gentile, dell' “umile amore” di cui ha parlato Dostoevskij. Il mondo si salva a partire dalla casa del nostro cuore, dalla ferialità delle nostre relazioni e si salva con “l'umile amore”.