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Tempo di grazia

24-12-2020 23:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Tempo di grazia

Tempo di grazia Messa di NataleCaltanissetta – Cattedrale, 25 dicembre 2020 1. Luce nella notte Diversi contrasti ci vengono presentati nelle pagine d

Tempo di grazia

 

Messa di Natale

Caltanissetta – Cattedrale, 25 dicembre 2020

 

1. Luce nella notte

 

Diversi contrasti ci vengono presentati nelle pagine della Parola di Dio; contrasti stridenti, come la pagina di Luca che ci presenta una notte fra i monti di Betlemme, quella notte squarciarsi di luce e farsi giorno; contrasti con l’imperatore Cesare Augusto da una parte, che pensa di muovere il mondo intero ordinando il censimento, e un Bambino dall’altra in quel villaggio di pastori, che in realtà muove non solo il mondo ma anche il cielo; contrasto fra la paura dei pastori e la gioia che a loro viene consegnata.

 

Così, carissimi figlioli, anche noi viviamo oggi in un tempo di contrasti e di paradossi: contrasto fra quello che vorremmo fare ed esprimere e l’opportunità di rispettare le regole; contrasto fra prossimità e distanza perché, per usare le parole del capitolo 3 di Qohelet, c’è un tempo per gli abbracci e un tempo per astenersi dagli abbracci.

 

Ma in questa stagione drammatica e triste segnata dalla pandemia, mentre dilaga nel cuore di tanti la paura, ecco che ci viene consegnata una Buona Notizia, ci viene affidato un Vangelo, un annuncio di gioia: “è nato per voi un Bambino!”. E in quel “quasi niente” di uomo il cielo si squarcia, la notte viene infranta dalla luce e gli angeli parlano proprio con gli uomini smarriti ed emarginati, che abitavano la notte.

 

2. Nel segno della pace il frutto della gioia

 

Il profeta Isaia ha definito quel “quasi niente”, che è il germoglio di Jesse futuro Messia, “principe della pace” e il Natale è la celebrazione di una pace che è per sempre, una pace tra cielo e terra, una pace fra gli uomini, una pace dentro il cuore dell’uomo, perché l’Offeso si è chinato ad accogliere l’uomo. Dio, l’offeso, ha riaccolto l’uomo peccatore restituendolo alla sua dignità di uomo e facendosi Egli stesso uomo. E dunque, a Natale la pace è stabilita per sempre nel segno di quel Bambino nato per noi. A Natale siamo nati anche noi come figli amati da Dio: “Uomini amati voi siete da Dio” dichiarano gli angeli a quei pastori avvolti dalla notte. Ecco perché la pace, come distensione delle pieghe della nostra anima, come rasserenazione nelle relazioni, come assicurazione di grazia che troviamo presso Dio, a Natale assume il volto della gioia pur nelle tribolazioni, pur nei bollettini di morte che tutti i giorni leggiamo a causa di questa pandemia e non solo.

 

Natale ha, nel segno della pace, il frutto della gioia e noi in questo triste mondo siamo chiamati ad essere “angeli”, cioè annunciatori di una gioia possibile: la gioia che nasce dal nostro cuore riconvertito in carne, perché la carnalità dell’essere umano è stata assunta da Dio. Un cuore d’uomo batte in Dio e un cuore d’uomo è per sempre in Dio perché Gesù, con la sua resurrezione, non è tornato al Padre da Dio, ma come uomo-Dio e la nostra gioia è data dal fatto che in Dio ci siamo tutti noi, di Dio siamo figli tutti noi e come Dio tutti noi dobbiamo amare.

 

3. Il valore del silenzio

 

“Oggi è nato per voi il Salvatore!”. E così, carissimi figlioli, mentre il mondo e noi stessi, dentro di noi e in esso, respiriamo aria di krisis, Dio ci annuncia una charis e ci insegna che questo tempo di crisi, questo tempo virulento e mortale, questo inverno delle relazioni, questo inverno della crisi economica è in realtà un tempo di grazia, tempo di raccoglimento e di ritrovamento di quello scrigno prezioso che è il nostro cuore divenuto culla del Dio Bambino.

 

Questo tempo di krisis è tempo di charis proprio come la natura che nell’inverno, quando tutto è freddo, quando tutto dice gelo, in realtà è solo una coltre che ricopre il silenzioso lento ma instancabile germogliare del seme che muore… e pian piano fragili fili d’erba si affacciano timidi sulla terra, fili d’erba che si offrono anche ad essere calpestati. Ma proprio quei fili d’erba diverranno spighe di grano, nutrimento per l’uomo disattento, smarrito, superficiale, che li aveva calpestati.

 

Carissimi figlioli, questo è un Natale di grazia, è un Natale inedito, ma proprio perché è inedito segna una pagina nuova nella storia di ciascuno di noi e nella storia dell’umanità. È un Natale inedito perché siamo chiamati a riscoprire il valore prezioso della nostra interiorità, il valore prezioso del silenzio che si fa comunicazione, dell’esserci senza esporsi, dell’amare senza bisogno di gestuale manifestazione. Siamo chiamati a guardare questo nostro frammento di storia dal punto di vista del Bambino che nasce, di una vita che germoglia mentre il caos regnava nell’Impero romano, mentre un movimento di popoli veniva estraniato dalla propria casa e dalla propria terra.

 

Dio guarda il mondo con gli occhi di quel Bambino. Dio guarda quel mondo di potenti e prepotenti, di oppressi e oppressori, di povertà e lacerazione, di guerre e fazioni con lo stupore di un Bimbo; lo abbraccia con le manine di quel Bambino che schiude le labbra al sorriso e fa suoi amici i pastori emarginati, i senza Dio, e attirerà a sé anche i sapienti d’Oriente. Saranno i potenti a tremare e ad avere paura, ma Lui infonde la gioia, infonde il coraggio.

 

Questa sera, cari figlioli, la speranza riparte dalla certezza che in un mondo di morte la vita, come filo d’erba, ancora si fa strada in questa storia, si fa strada nel cuore indurito di ciascuno di noi, si fa strada nei sogni dei bambini, si fa strada nei versi dei poeti, nei dipinti degli artisti. Possa ciascuno di noi questa sera rinascere col cuore di bimbo e scrivere versi poetici quale inno alla vita, e dipingere quelle tele bianche che sono la storia di ciascuno di noi e dell’umanità intera.

 

4. L’arte del perdono

 

Kai o Lògos sarx eghéneto kai eschénosen en emìn”, dice il vangelo di Giovanni al 1° capitolo versetto 14: “E il Verbo si fece carne e la sua tenda ha piantato in mezzo a noi”, quella tenda che questa sera i nostri bravissimi Scout hanno voluto costruire come presepe, per dirci che anche nella provvisorietà della nostra esistenza è ancora possibile e sempre sarà possibile celebrare la vita nella nascita di un bimbo.

 

Natale sarà una vera realtà se ciascuno di noi quest’oggi permette al Dio Bambino di nascere ancora nella grotta del proprio cuore, e se ciascuno di noi rinasce alla responsabilità di costruire questo pezzo di storia, che è nelle nostre mani, attraverso la nostra intelligenza, attraverso la nostra fede pensata e credibile, attraverso la responsabilità della nostra solidarietà perché, anche se siamo in qualche modo reclusi nelle nostre case, nessuno può celebrare il Natale da solo ma solo insieme a tutti gli altri, anche nella solitudine della propria casa e della propria famiglia.

 

Perciò questa sera, come i pastori, schiudiamo le labbra a un sorriso. Tornando a casa regalatevi un sorriso in famiglia: fra marito e moglie, fra genitori e figli; datevi un abbraccio, fino a sentire l’uno il cuore dell’altro e dite che la vita solo per amore riesce a vincere anche ogni morte.

 

È Natale se noi sappiamo allargare le braccia della nostra anima per accogliere tutti, per vivere anche noi la riconciliazione e la pace nell’arte del perdono che è sublime dono d’amore. Allora saremo nella gioia.

 

Tu celebri il Natale se fai Natale con le persone che ti sono vicine, con le persone che ti hanno offeso, con le persone dalle quali non ti senti amato. Sii tu il Dio inchinato, il Bambino dalle braccia allargate per dire a tutti che cerchi un nuovo principio, che in principio è l’amore e che l’amore aspetta – da me, da te, da ciascuno di noi – di farsi carne. Buon Natale!

 

 

 

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