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Catene e libertà

29-06-2016 01:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Catene e libertà

Catene e libertà 50° di ordinazione presbiteraledi p. Michele QuattrocchiCaltanissetta – parrocchia S. Agata, 29 giugno 2016  1. Istituzione e mission

Catene e libertà

 

50° di ordinazione presbiterale

di p. Michele Quattrocchi

Caltanissetta – parrocchia S. Agata, 29 giugno 2016

 

 

1. Istituzione e missione

 

Pietra e passione, istituzione e missione, dottrina e relazione, tradizione ed evangelizzazione. Sono alcuni aspetti che possono definire i due Apostoli che la Chiesa ci invita a celebrare oggi con particolare solennità: Pietro e Paolo. Pietro, che viene scelto da Gesù quale roccia sulla quale edificare la Chiesa; Paolo, che viene chiamato nell'ardore della sua passione, scelto per essere l'evangelizzatore delle genti, colui che ha portato il vangelo in modo appassionato, fuori dai confini di Israele dando una dimensione di cattolicità alla Chiesa; ed è proprio per l'ostinazione di Paolo, che si celebra il primo Concilio della Chiesa a Gerusalemme circa il modo di considerare i cristiani provenienti dal paganesimo.

 

Pietro rappresenta l'istituzione, il punto fermo della Chiesa; Paolo è un fiume in piena, che non teme i dirupi e che si trasforma in cascata d'amore che tutti trascina verso il mare dell'abbraccio con Dio. La Chiesa prega mentre Pietro è in carcere perché non è un affare personale, l'Apostolo non è in carcere perché ha compiuto qualche disonorevole azione ma a causa del vangelo, perciò la comunità si stringe attorno a lui annullando la distanza attraverso la prossimità orante e l'angelo libera, svincola Pietro da queste catene, lo riconsegna alle strade della città e poi scompare.

 

2. Pellegrino per le strade degli uomini

 

Questo è il sacerdote, è l'uomo liberato, “preso di tra gli uomini” che non è semplicemente un devoto, ma ha una ricchezza, una pienezza di umanità. Ottimamente il Vicario Generale, che oggi celebra anch'egli l'anniversario dell'ordinazione sacerdotale, ha parlato proprio della relazione d'umanità fra il sacerdote e la comunità, fra il sacerdote e il popolo. “Preso di tra gli uomini” è, dunque, una porzione di umanità che non si eleva verso l'alto ma si consegna nell'abbandono d'amore a Cristo Crocifisso perché il sacerdote, come ha scritto S. Paolo, deve poter dire nella sua vita e deve poter scrivere con il suo sangue giorno per giorno: "Non conosco altri che Cristo e Cristo Crocifisso per il quale ho abbandonato tutto e considero ogni cosa come spazzatura al fine di guadagnare tutti a Cristo Gesù".

 

Questo è il sacerdote. Preso perché affascinato, afferrato da Cristo e dal suo amore viene liberato da tutte le catene dei carrierismi, dei successi, delle gratificazioni, delle scalate al potere per essere restituito dall'angelo di Dio alle strade della città. Il sacerdote è il viandante per le strade della città, il pellegrino che conosce i drammi e le lacerazioni, i sogni e le speranze, le ferite, anche quelle nascoste, quelle mai rivelate, le crisi e le attese della gente; è l'uomo della liberazione, è l'uomo che ha iniziato a vivere con Cristo una relazione personale. Quando Gesù chiede ai suoi apostoli: "Ma voi chi dite che io sia?" - purtroppo nella nuova traduzione la CEI si è giocata l'avversativo che è invece un avverbio in greco molto forte perché la gente del Cristo ha una idea presa dalla tradizione, dalla dottrina e Gesù non chiede questa fede ai suoi apostoli, non chiede l'adesione della mente alle verità rivelate ma chiede la partecipazione del cuore ad una relazione vitale - Pietro, la roccia, a nome di tutti risponde: "Tu sei il Cristo", cioè tu sei colui che è l'atteso delle genti, noi ti abbiamo aspettato per secoli e adesso il Padre ce ne ha fatto dono. E questo Cristo rispiega, per primo a Pietro, che Lui non è venuto per salire su troni di gloria, è venuto per salire sul Golgota dell'amore, perché l'amore più grande è dare la propria vita, corpo spezzato, sangue versato. Discorso duro per Pietro perché il volto debole di Dio fa paura a Pietro, lui è roccia e vorrebbe un Cristo forte, capace di sbaragliare le truppe dei nemici, Gesù invece è “l'uomo dei dolori per le cui piaghe noi siamo stati guariti”, è la Parola che si fa silenzio, perché è la misericordia dell’amore di Dio che si svela ed è  una strada lunga quella che Pietro deve percorrere.

 

Così Pietro, questo apostolo debole, presuntuoso, arrogante, orgoglioso, un po' preso di sé, l'uomo che sa di avere in mano le chiavi del Regno, l'uomo che vuole sfidare la natura e camminare come Gesù sulle acque, colui che per tre volte nega di avere una relazione con Gesù e con la Chiesa: "Non l'ho conosciuto... non sono di loro", mentre è in carcere ripensa alla sua storia, ricorda che Gesù gli ha dato fiducia, conosceva il suo cuore, lo ha fatto pietra, da Simone a pietra, Pietro, perché su di lui, su questa umanità fragile, debole eppure appassionata, prepotente nel senso di travolgente, Lui vuole costruire la sua Chiesa.

 

3. Dalla parte degli ultimi

 

Gesù non ha mai scelto devoti, non ha mai scelto fra i tanti zelanti, ha scelto uomini come Pietro, ha scelto persecutori come Paolo, tenace, forte, capace di rimproverare anche Pietro pur di difendere il vangelo e di difendere quelli che venivano considerati ultimi, cioè i cristiani venuti dal paganesimo. Paolo sta sempre dalla parte degli ultimi perché lui si sente l'ultimo degli apostoli, come un aborto, eppure è stato afferrato da Cristo e l'amore di Cristo come ha portato in catene Pietro, così, come dice lui, sunekei, lo ha incatenato, lo ha incastrato, ma si tratta di catene da cui non si vuole slegare perché è l'amore di Cristo e allora spinge, spinge la barca della Chiesa, gonfia di Santo Spirito la vela di questa imbarcazione e la porta al largo verso l'orizzonte della libertà. Per questo Paolo si descrive come un soldato, un combattente: "Ho combattuto la buona battaglia"; si descrive come un atleta: "Ho terminato la mia corsa" perché la sequela di Cristo è un combattimento continuo per essere all'altezza della vocazione che abbiamo ricevuto.

 

Il sacerdozio ci mettere sempre in corsa sulle strade della città, inseguendo i sentieri delle anime per portarne anche una sola alla bellezza e alla verità di se stessi nell'incontro con il Signore. Paolo è perfettamente cosciente che il suo ministero non è altro che il servizio a Dio; Paolo è stato l'apostolo che più di chiunque altro si è speso per gli ultimi, per i poveri, per i lontani, è andato lì dove nessuno osava andare, si è fatto schiavo con gli schiavi, debole con i deboli: "Mi sono fatto tutto a tutti per conquistare tutti a Cristo". Eppure, Paolo è convinto che il suo ministero è innanzitutto servizio a Dio, infatti dirà ai presbiteri nella Chiesa di Efeso sulla spiaggia di Mileto: "Ho servito Iddio" e lo ha servito fra lacrime e persecuzioni.

 

Quante incomprensioni! Paolo è l'apostolo che si è avvicinato di più alla passione di Cristo, forse perché era appassionato come Gesù: perseguitato, oltraggiato, flagellato, incatenato, l'uomo dei tanti naufragi eppure apostolo instancabile.

 

4. Verso l’altare del Calvario

 

Pietro e Paolo, due modelli che la Chiesa ti consegna e ti ha consegnato cinquant'anni fa, padre Michele, per imitarli, per leggere il tuo ministero sacerdotale alla luce del loro insegnamento, per essere sempre radicato nella verità del vangelo, in piena comunione con chi rappresenta Pietro, con chi rappresenta gli apostoli nella Chiesa e nello stesso tempo con quella libertà interiore che ti ha portato ad abitare il carcere per trentatré anni, ad abitare le strade dei bambini poveri dove trasudano i problemi sociali degli uomini e delle donne, ad abitare una cittadella che hai trasformato in esercizio di carità, espressione dell'amore di Cristo per gli ultimi. Grazie anche ai giovani, agli amici della Caritas, hai fatto varcare alla nostra Caritas diocesana non solo i confini dell'isola ma anche i confini nazionali fino all'Albania.

 

Non hai terminato la corsa, non hai finito di combattere la buona battaglia, hai ancora tanto da combattere, tanto da correre. Corri sempre dietro al Signore Gesù sapendo portare la sua croce, quella croce che Lui vuole condividere con te per arrivare all'altare del Calvario dove la tua avventura sacerdotale si trasfigurerà nella stessa avventura dell'Amore più grande che è quello di dare la propria vita.

 

Pietro la roccia, Paolo la passione e Maria Santissima la bellezza, la spontaneità, la maternità della Chiesa, l'ascolto della Parola, ti siano sempre modelli e siano per te il modo d'essere sacerdote, sacerdote come Pietro, come Paolo, come Maria per rivelare ancora Cristo Gesù nella carne di questa umanità. E così sia!

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