Cercatori di senso nella notte
Notte di Natale
Caltanissetta – cattedrale, 24 dicembre 2014
1. Notte di luce
Notte di veglia quella che stiamo vivendo, tenebre squarciate dalla luce. Questa notte tutto dice "luce", perché Colui che dirà di sé «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12), viene nel mondo, non con la potenza dei grandi, ma con la debolezza dei bambini. E viene come vita che rivela la verità dell'uomo, indicando la via per arrivare al cielo, che è l'abbassamento, l'umiliazione, perché solo per abbassamento l'uomo ritrova la dignità del suo essere immagine e somiglianza dell'Altissimo, in quella identità relazionale che lo pone come tessitore di comunione nella storia.
E proprio di storia parla l'evangelista Luca questa notte come quella notte, una storia scritta dai potenti e dai vincitori, come sempre, ma in realtà tessuta e costruita dai deboli e dai vinti, come sempre. Cesare Augusto vuole contare i suoi sudditi e impone il censimento che, diversamente da tutte le altre regioni dell'impero, in Palestina comportava non pochi problemi perché ognuno doveva farsi registrare non nella sua città di residenza, ma nella città di origine del suo clan familiare e quello di Giuseppe risale addirittura a quasi dieci secoli prima, cioè a Davide pastore, Davide di Betlemme.
Ma, mentre l'imperatore pensa di ergersi a destinatore di popoli, pensa di essere lui a mettere in marcia la storia muovendo masse enormi di popoli, in realtà c'è un altro movimento straordinario, il movimento del cielo che non chiede alla gente di andare chissà dove ma di vivere in quella notte l'oggi della luce, perché non è l'uomo a muoversi verso Dio, è Dio che scende inchinandosi fino all'uomo.
2. Un cammino in discesa
Non si tratta più ormai di elevarci, di fare chissà quale esercizio di ascesi. Adesso, ci viene chiesto di fare un cammino in discesa verso il nostro cuore, verso il centro del nostro essere, abitato da quel Bambino che chiede ospitalità nella mangiatoia della nostra anima. Mentre i grandi, i potenti, quelli che detengono le sorti politiche ed economiche dei Paesi e del mondo pensano di provocare migrazioni dominando sui popoli, c'è un'altra migrazione, c'è un altro dominio che parte dal basso. È il dominio dell'amore che si fa ancora Bambino, dell'amore che chiede ospitalità accogliendoci in sé, dell'amore che tesse trame di fili sottili, invisibili ai più ma ben visibili da chi cerca l'essenziale, trame di umili che scrivono una nuova pagina di storia, quei pastori emarginati, considerati senza Dio perché non osservano la Torah, la Legge, perché il sabato non possono riposare, hanno un gregge da condurre, hanno il latte da vendere.
Il Signore nasce anche per loro e per quanti si riconoscono in loro, uomini e donne spesso avvolti dal velo dell'emarginazione, dal velo dello smarrimento, dal dramma della povertà migrante in cerca di un pezzo di pane, pellegrini affamati di amore, cercatori di senso. Per tutti costoro viene il Signore ed è a loro che gli angeli dicono: "Pace, perché uomini amati voi siete da Dio". Sono loro i destinatari di quell'arcobaleno di pace che si fa abbraccio fra cielo e terra e loro vanno e si inginocchiano al Dio inginocchiato alle creature e adorano, mettono fine alle loro chiacchiere per vivere quella dimensione contemplativa dell'esistenza, che ti fa vivere dentro per essere luce, sentieri di vita. E al loro silenzio risponde il silenzio della Parola perché infante è quel Bambino, senza parola, e per trent'anni resterà senza parola.
3. Diventare angeli
Siamo chiamati, dunque, ad arrotolare le nostre lingue, a mettere a tacere le nostre parole, perché nel silenzio di quella stalla interiore che è il nostro cuore possiamo ancora, questa notte, sentire il canto degli angeli, la gloria di Dio e l’augurio di pace in terra fra gli uomini tutti amati da Dio. I vari imperatori sono passati, i loro regni sono crollati perché poggiavano sulla terra. Il regno di questo Dio Bambino non è ancora crollato perché ha radici in cielo e tocca il cuore di ciascuno di noi.
Il nostro compito, da questa notte è essere quello che furono in cielo gli angeli, essere come Luca descrive i pastori. Gli angeli finiscono il loro compito ed i pastori diventano angeli in terra, perché lodano come gli angeli, lo stesso verbo, ainoo in greco, glorificano Dio come gli angeli, annunziano a tutti come gli angeli. Gli ultimi che diventano angeli, gli emarginati che diventano vangelo.
Questa notte andiamo alla scuola dei poveri, di quelli che non hanno niente, ma proprio niente, e comprendono che solo Dio è il loro tutto. Questa notte noi smarriti, noi appesantiti dalle nostre povertà interiori, siamo chiamati a diventare angeli, lodando Dio, divenendo noi vangelo che si fa carne, perché se Dio non è stanco di farsi ancora bambino, noi non dobbiamo stancarci di annunciare a tutti la gioia di una speranza possibile, perché Dio ricomincia proprio dagli ultimi, gli ultimi che siamo noi. Buon Natale!