Benedire Custodire Raccontare
Pontificale Maria Madre di Dio
Cattedrale 1° gennaio 2019
1. Pensare e dire bene
Benedire, custodire, raccontare. Questi tre verbi vorrei consegnarvi in questa prima, solenne santa messa del nuovo anno, perché di benedizione si parla nel testo della prima lettura che abbiamo ascoltato e sotto il segno della benedizione noi siamo posti in Cristo Gesù, attraverso la materna intercessione di Maria Santissima. Auguro a me e a voi di poter sempre dire bene per sconfiggere tutte quelle forze negative che vivono dentro di noi e nelle relazioni fra noi. Vi auguro di non aprire la bocca se non per dire bene; quando pensate di esprimere un giudizio verso qualcuno, o anche soltanto di formularlo nella vostra mente, purificatevi la mente e l’anima, prima ancora della lingua, perché dovete dire bene.
Dio ci benedice, cioè dice bene sempre di noi, pensa bene sempre di noi, nonostante noi. Nonostante i nostri tradimenti, nonostante i nostri peccati, Dio continua a benedirci e non si stanca di benedirci. Siate, dunque, benedizione di Dio lì dove vivete: a scuola, nel mondo del lavoro, in famiglia, nella comunità cristiana, per le strade, ovunque voi siate e viviate, dite bene, pensate bene. Un proverbio molto cattivo insegna che “a pensar male non si sbaglia”. Ecco, io vi auguro, all’inizio di questo nuovo anno, di pensare sempre bene. Meglio pagare per aver pensato bene che bruciare la nostra anima e la nostra felicità per avere accumulato pensieri di male.
2. La responsabilità della custodia
Il secondo verbo è custodire. La custodia è tipica di uno scrigno che contiene qualcosa di prezioso; si custodisce un oggetto prezioso, un ricordo affettuoso, un’esperienza bella, importante, che ha segnato la nostra vita, si custodisce un dolore o una gioia, si custodisce una persona nel proprio cuore.
Dio è custode dell’umanità, perché nello scrigno del suo amore tutti noi siamo contenuti, non solo come ricordo ma come esperienza viva che Dio fa con noi attraverso il suo chinarsi verso di noi, attraverso la sua misericordia. Siamo preziosi agli occhi di Dio e Lui ci custodisce.
Maria è stata custode di quell’esperienza che le ha stravolto la vita: l’incontro con Dio. È stata custode di quella Parola che ha accolto nel suo grembo con un “Sì” di consegna e di abbandono fiducioso. È stata custode di Gesù fino al Calvario e poi custode della Chiesa che nasceva nel Cenacolo. Ma Maria è stata anche custode di ogni parola che riguardava il Figlio suo ed è stata scrigno d’amore per tutte le parole del Figlio suo.
In questo anno siamo chiamati, dunque, a nascere alla responsabilità della custodia. Auguro a me e a voi che, giunti alla fine di questo anno, nessuno possa dire come Caino: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Nascere alla responsabilità della custodia significa nascere alla fraternità. Vi auguro, con tutto il cuore, di tessere trame di fraternità autentica; e se queste non sono possibili, la colpa, ricordatelo, non è mai degli altri. La colpa è mia, di quello che mi vive dentro e che non mi consente di nascere alla responsabilità della custodia.
3. Condividere il bene
E infine raccontare, come i pastori, che vanno, vedono, fanno questa esperienza semplice, piccola, in quella casetta, in quella grotta e poi raccontano. Raccontare è capacità di condividere, condividere il bene per bene dire Dio e quello che Lui ci permette di sperimentare e di vivere.
Maria “custodiva nel suo cuore”, raccontava dentro di sé la trama degli eventi di Dio e poi, quando va a visitare la cugina Elisabetta si fa racconto in danza; sotto la croce si fa racconto del silenzio. È Lei stessa il racconto di Dio nella storia.
Vi auguro quest’anno di saper raccontare Dio, di essere racconto di bellezza, di perdono, di sorriso, di felicità, anche in mezzo alle paludi dei nostri peccati e dei nostri dolori. Benedite, custodite, raccontate. E ci aiuti a vivere questi tre verbi Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra, creatura elevata alla maternità del Creatore. E così sia!