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La fonte della vita

07-04-2012 00:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

La fonte della vita

La fonte della vita Veglia di PasquaCaltanissetta – Cattedrale, 7 aprile 2012  1.  Forza che trasforma Questa solenne Veglia, madre di tutte le veglie

La fonte della vita

 

Veglia di Pasqua

Caltanissetta – Cattedrale, 7 aprile 2012

 

 

1.  Forza che trasforma

 

Questa solenne Veglia, madre di tutte le veglie di preghiera, anche di quelle che fanno i nostri bravissimi scout quando bivaccano fuori nelle loro routes, è iniziata con la benedizione del fuoco e proprio sulla simbolica del fuoco voglio fermarmi in questa nostra riflessione. Il fuoco è fonte di luce e fonte di calore e noi questa notte abbiamo iniziato la nostra preghiera benedicendo il fuoco nuovo, simbolo della novità della vita portata da Cristo Gesù con la sua risurrezione dai morti.

 

Ma il fuoco non è solo simbolo della luce perché ne è fonte, è anche simbolo della vita che trasforma ogni cosa. Tutto ciò che viene a contatto col fuoco diventa fuoco o diventa qualcosa di diverso rispetto a ciò che era prima. Ecco perché nelle varie religioni il fuoco è anche simbolo di Dio, della divinità, ecco perché Dio si rivela a Mosè sull'Oreb attraverso il fuoco, in quel roveto che bruciava ma non si consumava ed ecco perché nella notte della liberazione, come poi in tutto il cammino nel deserto, Dio di notte protegge, illumina e scalda il suo popolo con una colonna di fuoco. In ebraico, “uomo” si dice ish e “donna” ishà, che vuol dire "infuocato" ed "infuocata", perché l'uomo e la donna, in quanto immagine di Dio, portano in sé il fuoco stesso di Dio e tutto ciò che ha il sapore di Dio prende origine dalla parola ebraica shin, “fuoco”. L’uomo è ish; il nome è shem, l'identità dell'uomo; il profumo è shemen, il profumo che si espande; il sole è shevish.

 

2.  Luce di speranza

 

Noi siamo entrati in cattedrale al buio e, man mano che avanzavamo accendendo le candele, abbiamo fatto l'esperienza di Israele che si immerge nell'asciutto del Mar Rosso per riemergere nell'est, nel punto in cui sorge il sole, proprio quello shemesh, quell'“infuocato”, quella fonte di fuoco illuminato da Cristo Signore, sole che sorge dall'alto. Le navate della nostra cattedrale erano come le onde del mare e noi siamo arrivati all'asciutto per incontrare Cristo Risorto, il fuoco che è Dio, quel fuoco di cui Gesù diceva: «Fuoco sono venuto a portare sulla terra e come vorrei che esso bruciasse». Questo fuoco è l'amore e la fonte della vita, noi questa sera battezzeremo Sara e Samuel, questi due bambini, nel segno di quel fuoco che è Dio, fonte d'amore e di vita. Loro entreranno nella comunità della Chiesa e porteranno nuova linfa, porteranno la vita, perché saranno il nome, l'identità, l'immagine di Dio nella comunità cristiana.

 

Ecco cosa vuol dire fare pasqua: significa riaccendere in noi il fuoco della vita, il fuoco della speranza, il fuoco dell'amore di Dio, perché ciascuno e tutti insieme possiamo sempre più essere luce di speranza nella società, nella Chiesa, nel mondo. E voglio concludere questa nostra riflessione complimentandomi con gli scout della cattedrale che, nonostante il sonno, la stanchezza, la cena pesante, stanno resistendo con una forza e un coraggio esemplari. Quindi, bravi i nostri scout e bravi anche i Capi! Vorrei che durante le vostre uscite, quando accendete il fuoco, pensaste sempre: Quel fuoco è una parte di me perché io sono l' “infuocato” d'amore del Signore. Buona Pasqua!

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