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Tenero legno nelle mani di Dio

20-06-2018 01:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Tenero legno nelle mani di Dio

Tenero legno nelle mani di Dio Ordinazione diaconale di Enzo SpotoMussomeli, Parrocchia Sant’Enrico, 20 giugno 2018  1.      Accarezzati dalla presenz

Tenero legno nelle mani di Dio

 

Ordinazione diaconale di Enzo Spoto

Mussomeli, Parrocchia Sant’Enrico, 20 giugno 2018

 

 

1.      Accarezzati dalla presenza di Dio

 

Carissimi presbiteri, diaconi, amatissimi nostri seminaristi, religiose e religiosi, gentili autorità e voi tutti, figlioli qui convenuti in questa celebrazione solenne durante la quale Dio mostra ancora la sua benevolenza verso questa piccola Diocesi, verso questa città di Mussomeli, verso il nostro Seminario e ci trasmette, con la chiamata di Enzo, la sua fedeltà alla promessa: “Andate in tutto il mondo, portate il mio Vangelo, io sarò con voi tutti i giorni”.

 

Questa sera vediamo rinnovata ancora una volta questa promessa di Gesù: “Io sarò con voi tutti i giorni”. Lo sentiamo in modo particolare noi sacerdoti e diaconi, perché riviviamo in questa celebrazione quel giorno in cui il Signore ci ha afferrati, ha preso il nostro cuore e, dunque, tutta la nostra vita, e noi, da Lui sedotti, abbiamo detto “sì” come adesso farà Enzo. Sentiamo perciò questo fremito interiore, riviviamo quei momenti così importanti e ci sentiamo ancora accarezzati da questa presenza di Dio che è la sua fedeltà a sé stesso e alla Chiesa, cioè a ciascuno di noi così come siamo, con i nostri limiti e le nostre cadute, con i nostri slanci e il nostro desiderio di essere di Lui, di vivere di Lui, di servire Lui nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle.

 

2.      Tenacia e fede incrollabile

 

Il tuo cammino, carissimo Enzo, come ha ben sottolineato il Rettore del Seminario, non è stato semplice, è stato lineare ma non semplice; lineare perché, nonostante le grandi difficoltà, nonostante l’impatto dovuto al passaggio dagli studi professionali, fra l’altro lasciati da tempo, agli studi di carattere filosofico-teologico sia stato molto forte, tu hai affrontato queste prove, pur con le tue lacrime nascoste, fidandoti dei Superiori del Seminario e del Vescovo e affidandoti totalmente al Signore; lineare anche perché sei stato, fin dal primo istante, certo che Lui ti chiamava e con questa duplice fiducia, in Dio e in coloro che erano preposti alla tua formazione, sei sempre riuscito a percorrere l’itinerario degli studi in un modo esemplare, anzi oserei dire sbalorditivo, anche rispetto a quelli che venivano dal liceo classico. Infatti hai sempre chiuso gli esami entro le sessioni previste, senza accumulare debiti nei confronti dello studio ma riuscendo, con tenacia, con grande forza di volontà e soprattutto con quella tua intima, forte, radicale fiducia in Dio, ad arrivare oggi a questa meta che tanta consolazione dà al cuore del Vescovo e di tutto il nostro presbiterio, ma anche al cuore di questa difficile e a volte dilaniata città di Mussomeli.

 

Un suo figlio proveniente da una famiglia di sani principi e alti valori, un figlio di Mussomeli che sa cosa vuol dire guadagnarsi il pane con il sudore della propria fronte, oggi è vanto di questa città e di questo santo popolo, perché il Signore ha posto il suo sguardo su di te, Enzo, sulla tua famiglia, su questa città. Il Signore ha lavorato in te come si lavora al cuore del castagno: non ha piantato chiodi perché è difficilissimo, ma ti ha levigato con pazienza, in questi sette anni, attraverso lo studio, la preghiera, l’esempio dei tuoi compagni di Seminario, dei sacerdoti, dei tuoi formatori, dei tuoi genitori, del popolo di Dio, l’esempio e l’affetto della famiglia degli Amici del Seminario.

 

3.      Una scelta di ogni giorno

 

Il Signore ha lavorato e oggi quello che il Signore ti ha fatto diventare, grazie anche alla tua docile, ferma, coraggiosa risposta, appare a noi che ti guardiamo come qualcosa di incredibile. Nessuno sette anni fa avrebbe scommesso su di te, nessuno avrebbe creduto che ce l’avresti fatta sul piano degli studi e invece sei stato il primo dei tuoi compagni. Nessuno avrebbe scommesso che saresti stato così attento e preciso nelle cose che riguardano Dio e il suo Tempio, come il servizio liturgico e la preparazione della liturgia. Nessuno avrebbe scommesso, conoscendo il tuo orgoglio, sulla tua docile fiduciosa e pronta obbedienza. Anche quando nel tuo cuore non condividevi quanto ti veniva detto, l’hai sempre accolto e messo in pratica e dopo ti sei reso conto che era il Signore a condurti, che il Signore non pensa come pensiamo noi e che le sue vie non sono le nostre vie.

 

Adesso sei pronto a dire “sì” a Lui nella Chiesa, mettendo le tue mani nelle mani del Vescovo, davanti a questa bella rappresentanza del nostro presbiterio e del popolo santo di Dio; adesso sei pronto anche ad accogliere quanto il Signore ti chiede, cioè il celibato in questa oblatività d’amore per cui il tuo cuore vive e batte in Lui e solo per Lui e, respirando di Lui, potrai dare respiro di grazia a quanti il Signore porrà nel tuo cammino, a quanti riceveranno il tuo servizio diaconale.

 

Sei pronto e padre Alfonso, il Rettore, a nome di tutti gli educatori del Seminario, ha detto che ne sei degno. Ma non ritenerti al sicuro, Enzo, perché ogni giorno devi scegliere questo amore oblativo che è un amore sacrificale; ogni giorno devi scegliere di uscire fuori dal cuore di castagno e di essere un tenero legno nelle mani di Dio che pianterà chiodi nel tuo cuore per configurarti sempre più a Cristo suo Figlio, Maestro e Pastore perché servitore fino al dono della vita.

 

4.      Cuore a cuore con Cristo

 

Lasciati sempre inchiodare all’amore di Dio, non distogliere lo sguardo del cuore dal Cristo crocifisso, vivi la triplice dimensione della pietà ebraica che Gesù ripropone nel vangelo a tutti noi: l’elemosina, come inchino d’amore nei confronti dei fratelli, soprattutto i più bisognosi, elemosina che vuol dire imparare a servire chiedendo perdono. “Elemosina” viene dal verbo elèomai, il diacono è colui che si china con tenerezza verso i fratelli e le sorelle chiedendo perdono, perdono dell’amore che a loro si deve e che non sempre viene dato e siamo sempre debitori verso i nostri fratelli.

 

E dall’elemosina alla preghiera. è bellissima questa immagine che io ti vorrei consegnare perché rimanga scolpita nel tuo cuore e nella tua vita: la preghiera nella stanza del cuore a porta chiusa. La porta è Cristo Gesù e la porta chiusa non dice isolamento dagli altri, ma dice intimità divina, dice cuore a cuore con Cristo, dice compenetrazione, trasfigurazione, perché da quella preghiera tu esca più fortificato per vivere il digiuno, che è la terza dimensione, come dominio di te stesso.

 

Ti viene richiesta la capacità di lasciarti piallare dal Signore fino a togliere tutte le asperità. Poi nel legno i nodi resteranno e si vedranno, ma renderanno più pregiato quel legno. Si vedranno i nodi della tua fragilità, ma se lascerai che il Signore pialli la tua anima, proprio queste tue fragilità, questi nodi, renderanno più prezioso questo legno che è il tuo cuore.

 

E vorrei, infine, ringraziare papà Francesco e mamma Graziella perché sono stati loro i primi falegnami della tua anima e della tua vita e questa sera, insieme ai tuoi tre fratelli, con l’orgoglio di chi ha compiuto il proprio dovere, ti lasciano nelle mani del Signore.  Lui era un bravo falegname e ci sapeva fare: lasciati piallare da Lui e vedrai che diventerai davvero un’opera grande e bella. Così davvero si realizzeranno, come si realizzano nel piccolo e nel segreto della vita di tutti noi sacerdoti, le parole di Gesù: “Farete cose più grandi di me”. E così sia!