Stupore misericordia silenzio
Messa giorno di Natale
Cattedrale, 25 dicembre 2015
1. Germogli di speranza
Questa notte gli angeli hanno cantato l'abbraccio di misericordia di Dio che unisce cielo e terra e trasforma quei pastori senza Dio, emarginati, poveri, in angeli in terra, angeli che percorrono le strade della ferialità della vita, angeli che camminano insieme, che sanno vivere la solidarietà dell'amicizia, della relazione, dell'adorazione, angeli che si fanno testimoni di una notizia bella, buona.
Nonostante le tenebre la luce irrompe nel mondo, nonostante la disperazione, la speranza si fa strada, nonostante le guerre e l'odio, l'amore alla fine vince. È proprio quello che abbiamo ascoltato adesso dalla pagina di questa ouverture del quarto vangelo che è il Prologo. Le tenebre hanno cercato di soffocare la luce ma la luce ha vinto, ha sconfitto le tenebre. Quindi, c'è ancora speranza nel mondo, un mondo che è amato da Dio al punto che Egli fa dono del suo Figlio Gesù. Il Verbo, la Parola eterna, quel Logos che è il senso stesso della vita, che è l'intreccio dei fili dell'esistenza dell'umanità, si è fatto carne ed ha posto il suo tabernacolo in mezzo a noi.
E allora quest'anno a Natale vorrei lanciarvi un sms senza telefonino, un sms all'insegna dello stupore, della misericordia e del silenzio. Quando nasce un bambino siamo sempre colti da stupore, è il miracolo della vita, come siamo colti da stupore dinanzi ai poveri che fuggono dai teatri di guerra, dalla miseria e cercano fortuna nell'Occidente e tanti di loro, donne incinte, bambini compresi, trovano nel mare la loro tomba. Ma come i fiori attingono linfa vitale dall'acqua, così queste morti ci dicono che la vita è più forte dell'odio e di ogni guerra. Ed anche la morte ci schiude il cuore allo stupore perché dobbiamo sempre comprendere da dove veniamo, verso dove andiamo, perché si nasce, si vive, si soffre, si muore. Domande fondamentali che non possono essere eluse e chiedono risposta.
In questi giorni ho sperimentato lo stupore di vedere, nonostante il degrado sempre crescente di questa città abbandonata a se stessa, abbandonata dalle Istituzioni, abbandonata da noi cittadini che la trascuriamo, tanta bontà disseminata in essa; ho visto tanti germogli di bontà, ho visto al carcere ergastolani piangere dinanzi al miracolo della misericordia di Dio; ho visto bambini raccontarmi di andare la mattina alla mensa dei bambini poveri per non far sentire poveri quei bambini, bambini ricchi che condividono la mensa con i poveri e portano un panino in più. Tanti segni di bontà attorno a noi perché la vita germoglia anche nell'aridità del terreno, il fragile filo d'erba fa comunque la sua strada e pur nella sua debolezza riesce a vincere, riesce a venir fuori.
E allora, lasciamoci cogliere dallo stupore per le piccole cose che sono in noi, che sono attorno a noi, cerchiamo di liberare gli occhi per vedere quel bene che non fa notizia eppure regge le sorti del mondo. Apriamo gli occhi allo stupore per quello che ciascuno di noi è, per il respiro che continuiamo ad avere e che alimenta nel nostro cuore la possibilità di amare ancora, di perdonare ancora e di chiedere perdono.
2. La miseria umana nel cuore misericordioso di Dio
E lo stupore si fa misericordia. Sento ancora nell’anima i brividi per quella celebrazione del 13 dicembre scorso per l'apertura della nostra Porta Santa della Cattedrale in questo Giubileo della Misericordia. Una folla enorme mai vista, uomini e donne, grandi e bambini bisognosi di varcare la soglia della speranza per trovare grazia e ottenere misericordia. Ecco, il Natale che è davvero la celebrazione della miseria umana nel cuore misericordioso di Dio, è il nascere di questo Dio d'amore in mezzo alle mangiatoie delle nostre sopraffazioni e delle nostre piccinerie. Natale è questo abbraccio di tenerezza, è Dio che in Maria si fa mamma e, come Maria genera al mondo quel bambino che è Dio Salvatore, così Dio con materno amore ci rigenera ogni giorno, ci ridichiara ogni giorno: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato". E dunque, c'è possibilità di sperare ancora, c'è possibilità di ricominciare ancora se non uccidiamo il bambino che vive in noi.
3. Silenzio e accoglienza
E infine il silenzio. Dinanzi al rumore del mondo siamo chiamati al silenzio non come assenza di parole, che pur sarebbe necessario in questa società che ha fatto della verbosità, ha fatto delle parole ormai un chiacchiericcio continuo, quasi un modo di vivere. Ma il nostro silenzio non è assenza di parole, è riempimento di parole, è l'amore che si fa ascolto, che si fa accoglienza, che si fa comprensione di quei personaggi che vivono in noi, che si fa riconoscimento di Cristo nel volto del fratello che ci viene incontro. Abbiamo bisogno di ritrovare il silenzio per superare la paura dell'altro, la paura dinanzi alla vita, la paura dinanzi al futuro, la paura dinanzi a noi stessi, alle nostre fragilità e ai nostri peccati.
E allora, figlioli carissimi, in questi giorni di Natale regalatevi cinque minuti di silenzio al giorno, so che è difficile, ma provateci e sentirete come un'armonia nell'anima, sentirete come un balsamo di pace accarezzarvi il cuore. Cinque minuti di silenzio al giorno per ascoltarvi, ascoltando i suoni misteriosi della musica di Dio. Solo così potete accogliere la sua misericordia e celebrare lo stupore dell'abbraccio nel reciproco perdono. Buon Natale!