Far fiorire la gioia
Pontificale del giorno di Pasqua
Caltanissetta – Cattedrale, 31 marzo 2013
Gentili Autorità, carissimi sacerdoti e diaconi, amatissimi seminaristi, esemplari in questa Settimana Santa, animatori attenti e convinti delle nostre sacre liturgie, carissimi amici della Real Maestranza, e tutti voi, figlioli carissimi, Buona Pasqua! Con questa celebrazione si concludono i riti della Settimana Santa, anche se il momento più sentito di tutte le celebrazioni, l'espressione della nostra tradizione religiosa è stato raggiunto venerdì, con quella solenne, orante processione che, portando il Cristo Crocifisso Signore della Città per le strade di Caltanissetta, ha visto un popolo raccolto in preghiera, nella sobrietà e nell'essenzialità. Per questo devo sinceramente complimentarmi con i fogliamari e con tutti gli amici della Real Maestranza, ma devo complimentarmi soprattutto con tutti i sacerdoti e le comunità parrocchiali che, partecipando a quella processione del Venerdì Santo, hanno animato il silenzio con la preghiera, così che anche la gente che stava accalcata ai bordi della strada si è sentita coinvolta in essa.
Quella processione deve sempre più diventare lo stile dei riti della nostra Settimana Santa, se vogliamo davvero raccontare Dio, vivere l'incontro con il Signore nella preghiera e stringere in un abbraccio di devota religiosità tutta quanta la nostra città.
Lo stesso, per la verità, non si può dire per la processione delle “Vare” il Giovedì Santo, nonostante tutti i sacerdoti e le comunità parrocchiali, ai quali va davvero il mio ringraziamento, abbiano cercato di animare con la preghiera. Ma anche lì si stanno facendo dei passi avanti e bisogna sempre più far rientrare quella processione entro i confini di un'espressione di sana religiosità, come hanno saputo fare la “Varicelle”, a cui va il mio apprezzamento.
Devo, peraltro, sottolineare che, forse perché il Capitano è Di Dio, quest'anno la Maestranza, preparandosi con gli Esercizi Spirituali, ha animato la Settimana Santa con serietà, compostezza, compattezza di intenti ed anche con un profondo spirito di preghiera. Questo significa che va entrando sempre più nel cuore l'essenza di questa Settimana, che è la più santa dell'anno e dunque, complimenti al Capitano Roberto Di Dio e alla sua signora, Paola e complimenti al Cerimoniere, Gianni Taibbi, e a tutti i suoi collaboratori, che sono stati di una puntualità, di una serietà ed anche di una compostezza davvero encomiabili.
1. Seminare speranza
Celebriamo oggi la Pasqua del Signore e io vorrei consegnarvi solo un pensiero: dobbiamo far rifiorire nel nostro cuore la gioia. «Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso». È la gioia di sapere che anche le tenebre più fitte sono state vinte dalla luce di Cristo Gesù. Cristo ha vinto le tenebre, ha sconfitto anche l'abisso del peccato, ha sopraffatto la morte esponendo se stesso alla morte, consegnandosi al buio del non senso e prendendo su di sé il peccato di tutta l'umanità.
Dunque, nessuno di noi può dire: sono solo, sono abbandonato nelle difficoltà della mia esistenza, nella fatica di trovare un lavoro, nella mia malattia o nel mio dolore. Nessuno di noi può dirlo, perché nessuna prigione può incatenare la gioia e la libertà dell'uomo dal momento che esse sono state riconquistate da Cristo Gesù.
A Pasqua si corre: corre Maria di Magdala, corre Pietro, corre il discepolo amato, è la corsa della gioia, dell’essere sorpresi dalla vita che vince la morte. Dobbiamo lasciarci sorprendere dalla vita che ci visita ogni giorno, dobbiamo lasciarci sorprendere quando riusciamo a stringere la mano avversaria, ad abbracciare chi ci ha ferito. Dobbiamo lasciarci sorprendere da questa vita che germoglia nel nostro cuore e chiede di essere raccontata, di passare di casa in casa, di cuore in cuore, di famiglia in famiglia, di attraversare la nostra città spesso avvolta da un manto di scoramento e di tristezza. Dobbiamo raccontare la vita, dobbiamo seminare speranza. Dite a tutti che la vita è bella e che nessuno è solo, perché Cristo è con noi per sempre.
2. Di cuore in cuore
Nel salmo responsoriale abbiamo ascoltato, meditato che “Dio è amore per sempre”, nonostante noi, nonostante i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre ottusità. “Dio è amore per sempre” e niente, neanche la bestemmia, neanche il peccato più grave, può spegnere il fuoco d'amore di Dio che vuole ardere in noi e, attraverso noi, diffondersi di casa in casa, di cuore in cuore.
Seminate gioia, raccontate la speranza, anche attraverso i mezzi di comunicazione, dite che la vita è davvero bella, nonostante gli Auschwitz della nostra esistenza. Questa è la Pasqua. Scambiarsi gli auguri significa, dunque, trasmettere quella pace che germina dal nostro cuore, la pace di sentirci avvolti da questo abbraccio di Dio, la pace di riscoprirci vivi.
Ho goduto, in questi giorni, nel vedere tanti bambini ai margini della strada per accompagnare le processioni, salutare il Vescovo, baciare il Crocifisso, così come ho visto anche tanti ragazzi con la Real Maestranza. Penso ai tantissimi bambini che hanno accompagnato la processione delle “Varicelle”, sono essi il seme di speranza delle nostre famiglie e di questa nostra città.
Smettiamola di lamentarci, di criticare, di mormorare, cerchiamo di toglierci quella maschera di farisaica ipocrisia, tipica dei nisseni e scopriamo lo splendore del nostro volto, perché voi nisseni siete belli e questa bellezza si deve vedere, non copritela con il marchio della lamentazione, ma adornatela con la narrazione della vita e della speranza possibile, perché Dio Crocifisso e Risorto è la nostra speranza. Buona Pasqua!