Tu sei con me
Commemorazione di Mons. Giovanni Speciale
Sommatino – parrocchia Maria SS.ma Addolorata
5 dicembre 2012
1. Alla mensa della comunione
Questa data, non è stata scelta a caso dai sacerdoti di Sommatino per ricordare la figura di p. Giovanni Speciale, in quanto domani ricorre il cinquantanovesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale e sono ben lieto di fare memoria di questo caro fratello - per me figlio e, per molti aspetti, anche padre - proprio qui, nel suo paese.
La Parola che abbiamo ascoltato è tutta centrata sulla mensa. Il profeta Isaia, nell’VIII-VII sec. a.C., vede il télos, il “fine” di tutto quel cammino del popolo, di tutta quella pedagogia di Dio nell'incontro con il Signore sul monte di Dio, un incontro che diventa anche conviviale, un fare mensa insieme per celebrare Colui che poi si fa mensa per noi. Anche nel salmo responsoriale, il salmo 22, il re Davide parla di un banchetto, di un pastore che stende la sua shulkan, che è una pelle di mucca che i pastori si portano dietro, e prepara una mensa per questo camminatore nell'avventura della vita. E anche Gesù moltiplica i pani e i pesci, quindi questo poter mangiare insieme è un tratto comune.
Abbiamo bisogno di stare insieme, mangiare insieme non dice soltanto fare famiglia, far comunione, ma dice anche condivisione, perché si mette insieme quello che ciascuno ha. Questa sera abbiamo sentito anche parlare di solidarietà da parte della prof.ssa Fiandaca durante il suo intervento commemorativo sull’aspetto culturale della personalità di p. Speciale.
P. Speciale ha vissuto una dimensione di solitudine, e quindi anche la sua valle oscura, la solitarietà in alcuni frammenti della sua vita, una solitarietà che lui ha saputo affrontare abbracciato alla croce di Cristo, in quella solitudine del cuore che si fa contemplazione del mistero di Dio anche nella notte dell'anima, e questa contemplazione è stata a lui possibile anche grazie alla solidarietà, all'affetto, alla vicinanza di altri, preti o laici che siano stati, perché in fondo ciascuno di noi deve se stesso e la sua felicità all'amore di qualcun altro. Noi siamo nella gioia per l'amore di qualcun altro, l'amore dell'altro rigenera, questo è quello che ha sperimentato p. Speciale, ma è anche quello che lui ha fatto sperimentare agli altri. Era come un papà, una mamma, anche per i seminaristi e tante volte mi raccontava di non aver avuto timore o pudore, nel chiedere l'elemosina per loro. Perché un padre, una madre, non si vergogna di chiedere per i suoi figli e lui non ha mai chiesto per se stesso, ma per i seminaristi.
Nel testo del profeta Isaia abbiamo questa visione dei popoli che fanno mensa con Dio. Fin dal capitolo 2 del suo libro, egli vede l'umanità come un fiume di popoli che sale verso il monte dell'incontro con Dio e lì trova la libertà perché trova l'unità, trova un Dio che non giudica, ma genera pace negli animi e fra i popoli. E adesso quella pace diventa mensa, pasto comune.
2. Il creatore servitore delle creature
Così sarà il télos, il fine, il regno di Dio che ci attende. Tante volte Gesù parla di questo grande banchetto che ci sarà alla fine, ma dà, riguardo ad esso, una prospettiva diversa, rispetto a quella dell'Antico Testamento. Isaia dice che Dio mette la mano sul monte, quasi a creare ombra, a proteggere, a benedire, quei popoli che sanno vivere nella comunione e nella condivisione. Gesù, invece, rivela qualcosa di più: a Dio non basta benedire, non basta proteggere, Lui si fa schiavo e in quell'ultima cena con i suoi discepoli, si toglie la veste, resta con la tunica dello schiavo e lava loro i piedi. Il Creatore si fa servitore delle sue creature. Non dobbiamo dimenticare questa teologia, perché è verità di fede. «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri» (Gv 13,14). La comunione diventa così condivisione nel servizio, perché in quel servizio, in quel passare a servire a mensa, in quell'inchinarsi per lavare i piedi, io riconosco anche nell'uomo deformato, nell'uomo sfigurato, la dignità dei figli di Dio.
P. Speciale ha vissuto fra poesia e prosa, come del resto anche il re Davide, che canta in questo salmo 22: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla» e si sente guidato, accompagnato da questo pastore, che Gesù, parlando di sé, definirà o poimén o kalòs, “il pastore quello bello”, il Pastore di Bellezza che si fa compagno di strada di ciascuno di noi. Anche qui Davide intravede la valle oscura, i sentieri tortuosi, eppure non teme alcun male, perché “tu con me”. È bellissimo il testo ebraico, che dice semplicemente: ‘atta ‘immi, “tu con me”.
P. Speciale aveva sempre questa consapevolezza: il Signore è con me. E vedeva tracce di questo suo Pastore Bello in un dipinto, in una scultura, nei bambini. Amava molto i bambini, ed io stesso ho ricordato nell'omelia per le sue esequie, che il titolo che lui diede ad una sorta di biografia poetizzata di Mons. Jacono, Un vescovo fanciullo, in realtà era davvero il leit motiv, il tema del suo cuore: “un prete fanciullo”, un sacerdote rimasto sempre fanciullo anche nelle valli oscure, nei sentieri tortuosi, perché ha vissuto nella certezza di fede che ‘atta ‘immi, “tu sei con me sempre”.