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Memoria e profezia

08-12-2010 00:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Memoria e profezia

Memoria e profezia Solennità dell’Immacolata concezioneCaltanissetta-Cattedrale, 8 dicembre 2010 1. Adamo siamo noi «Adamo, verso dove vai? Verso dove

Memoria e profezia

 

Solennità dell’Immacolata concezione

Caltanissetta-Cattedrale, 8 dicembre 2010

 

1. Adamo siamo noi

 

«Adamo, verso dove vai? Verso dove orienti la tua esistenza?». Sono le prime parole che Dio rivolge all'uomo nella storia della salvezza, invitandolo ad entrare in un dialogo liberante, in un dialogo di amicizia, senza vergogna e senza paura. E Adamo risponde dicendo: «Ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto». Quell'Adamo che voleva diventare come Dio, che voleva conoscere i misteri dell'essere e della vita, che voleva essere arbitro del bene e del male, si ritrova invece in tutta la nudità della sua fragilità e della sua finitudine, si ritrova pauroso e incapace di venire allo scoperto e tenta di nascondersi anche allo sguardo onniveggente dell'Onnipotente.

 

“Adamo, verso dove sei? Qual è la meta, la direzione, l'orientamento che stai dando alla tua vita?” La paura, il nascondimento, la vergogna. Questi tre sentimenti rivela Adamo nel suo dialogo con il Signore. Non riesce ancora ad avere il coraggio di ammettere il suo peccato, non ha il coraggio di ammettere di essersi macchiato di ribellione, di disobbedienza, di aver infranto e tradito la parola che Dio gli aveva consegnato. Pone a suo scudo e difesa la donna, che lui aveva riconosciuto come un altro Io nella comune umanità, che aveva riconosciuto come parte di sé: «Osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne». Tenta, dunque, Adamo di scaricare la colpa su colei che Dio gli ha posto di fronte come sostegno e compagna nell'avventura dell'amore e della vita. Povero, piccolo Adamo!

 

Ma questo Adamo vive nella nostra carnalità, questo Adamo siamo noi tutte le volte che tentiamo di ribellarci, di tradire la Parola di Dio che ci è stata consegnata e che noi siamo nella storia. Adamo siamo noi, tutte le volte che non abbiamo il coraggio di assumerci la responsabilità del nostro peccato e puntiamo l'indice colpevolizzando sempre gli altri. Abbiamo smarrito la verità del nostro essere come ce la svela Davide, il grande re, o chi per lui ha composto il Salmo 51, il Miserere: «Fammi grazia o Dio, nella tua infinita misericordia, tirami fuori dai miei smarrimenti, risana le mie ribellioni perché nel peccato mi ha concepito mia madre, ma tu vuoi la sincerità del cuore».

 

Adamo non è sincero, è falso con se stesso e con Dio e tutti coloro che vivono nella falsità, anche quella non manifesta, quella interiore, tendono sempre a colpevolizzare gli altri, perché non abbiamo il coraggio di piegare le ginocchia davanti a Dio e supplicarlo, come il pubblicano al tempio: Kyrie, eleison me, fammi l'elemosina del tuo amore perché io sono peccatore. Anche Pietro, il primo papa, ha il coraggio di dire di non aver creduto alla forza della parola di Gesù e si inginocchia davanti a lui dicendogli: «Allontanati da me, perché sono peccatore». Quando Dio incontra tale onestà e sincerità di cuore, ecco che avviene la trasfigurazione: quel Pietro pescatore di pesci, diventerà pescatore di uomini, il capo degli apostoli. E la donna, la compagna di Adamo, che in parte ammette il suo peccato e in parte confida a Dio di essersi lasciata soggiogare dal demonio, ebbene questa donna e il frutto della sua discendenza, schiacceranno il capo al serpente. Così noi raffiguriamo Maria Immacolata, col piede che schiaccia la testa del serpente.

 

2. Modello di umanità compiuta

 

Nella storia della salvezza, tutte le volte che solo gli uomini entrano in scena abbiamo sempre violenze, guerre e fratricidi, tutte le volte che c'è una donna come protagonista, abbiamo la vittoria del bene sul male. Ebbene, Maria Immacolata riporta al centro “il genio della donna”, riporta al centro della storia la donna come madre della vita, come madre dell'umanità, come colei che può veramente umanizzare la società. E allora, alla paura di Adamo risponde il “non temere” che l'angelo dice a Maria, al nascondimento di Adamo che non vuole lasciarsi incontrare da Dio, corrisponde il venire allo scoperto di Maria che dialoga con Dio nel nascondimento del suo cuore. Al no che Adamo ed Eva dicono alla parola di Dio, ribellandosi ad essa, corrisponde il sì di Maria: «Eccomi, sono la schiava del Signore, si compia in me secondo la parola che tu hai detto».

 

Maria Immacolata, concepita senza peccato, rappresenta il sogno di Dio per tutta l'umanità, Maria è già l'anti-Adamo, prima ancora di essere l'anti-Eva. Maria è il compimento di Eva, ma è anche colei che si contrappone alla piccineria, alla paura, alla vergogna di Adamo. Maria dice sì al Signore esponendosi alla vergogna, perché una promessa sposa che rimane incinta non ad opera del suo fidanzato era sottoposta alla lapidazione. E Maria si espone con coraggio perché si fida della parola di Dio e tutta si affida a Dio.

 

Ecco, allora, come dobbiamo guardare a Maria: da una parte con la memoria di quello che avremmo dovuto essere nel disegno di Dio e dall'altra con la profezia di quello che siamo chiamati ad essere. Maria diventa così  punto di partenza, ma anche porto sicuro della nostra fragile imbarcazione, modello della nostra vita.

 

Che ciascuno di noi possa ritrovare il coraggio e la coscienza di essere peccatore. Che ciascuno di noi possa trovare il coraggio e la verità della propria identità nel cuore di Dio. Che ciascuno di noi possa essere parola viva, consegnata alla parola eterna di Dio, come Maria Immacolata Concezione. E così sia!

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