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Un appello due risposte

08-12-2007 00:00

Diocesi di Caltanissetta

omelie,

Un appello due risposte

UN APPELLO DUE RISPOSTESolennità dell’Immacolata Concezione della B. V. Mariae conferimento del ministero di lettoreCattedrale, 8 dicembre 2007 Cariss

UN APPELLO DUE RISPOSTE

Solennità dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria

e conferimento del ministero di lettore

Cattedrale, 8 dicembre 2007

 

Carissimi presbiteri e diaconi, amatissimi seminaristi, cari amici della comunità diocesana del diaconato, carissime religiose, figlioli tutti amati nel Signore, in questa solennità dell’Immacolata, tanto cara a noi nisseni, vogliamo accogliere tre nostri fratelli che verranno istituiti lettori, mentre un altro inizierà il suo cammino in questa comunità del diaconato. Vorrei riflettere con voi su alcuni aspetti inerenti proprio alla solennità dell’Immacolata e all’istituzione del lettorato, alla luce soprattutto della prima e della terza Lettura.

 

1. Dalla fuga alla presenza

Nella prima Lettura, tratta dal testo di Genesi, abbiamo ascoltato le conseguenze del peccato originale. Adam e la sua donna ascoltano la voce di Dio che camminava nel giardino e si nascondono. Fuggono da Dio, si nascondono lontano dalla sua faccia. Non sono più in grado di sostenere il suo sguardo e non riescono più a cogliere se stessi alla luce dello sguardo di Dio. E Dio apre per la prima volta la bocca nel tentativo di instaurare un dialogo con l’uomo e la donna. La prima parola udibile dall’uomo che Dio pronuncia è: ‘ayyekah, “verso dove sei?”. Dio non vuole l’uomo fermo e statico nel giardino, lo vuole dinamico nell’esercizio di una libertà che lo fa muovere e camminare all’interno del gan, di questo giardino della vita; ma non vede l’uomo, non lo trova più: “Verso dove sei?”. Così, fin dall’inizio della creazione, vediamo un Dio che è alla ricerca dell’uomo; mentre l’uomo, in seguito al suo tentativo di sostituirsi a Dio, celebra la fuga da Dio, si allontana sempre più, ma non sa verso dove.

Ha scritto S. Agostino: «Sei venuto a cercarci, Signore, quando noi non ti cercavamo e sei venuto a cercarci affinché noi ti cercassimo». Dio è venuto dunque a cercarci, ed è venuto a trovarci in una Donna che si è fatta trovare lì, al suo posto, pronta ad accogliere questa visita di Dio, ad ascoltare la voce dell’Onnipotente, ad ospitare questo Dio che cammina, che entra in lei.

A Maria l’angelo dice: «Rallegrati, perché sei stracolma di grazia» e le spiega il perché: «perché il Signore è con te». Dunque, l’angelo assicura la presenza del Signore in Maria. Quel Signore, quel Dio da cui Adamo e la sua donna fuggivano, adesso si rende prossimo e presente. E Maria ospita la “Presenza”, rendendosi presente a Dio e facendosi trovare pronta a quell’appuntamento da lei non previsto, ma certamente atteso da Dio fin dall’alba della creazione e certamente atteso da tutti gli uomini e le donne che aspettavano questo ricongiungimento fra la creatura e il Creatore.

Maria è piena di grazia perché in lei si celebra l’evento della Presenza. E siccome lei si fa trovare ospitale a questa Presenza, ecco che diventa Madre perché ha trovato grazia presso Dio. Lei non l’ha cercata, ma Dio l’ha preparata lavorandola con una specie di amore di precedenza. Dio ha preceduto Maria e, dunque, il suo concepimento, rendendola immacolata. L’ha preceduta con un amore preveniente e Maria ha trovato grazia presso Dio.

 

2. Dal nascondimento alla consegna

E mentre Adamo e la sua donna continuano a nascondersi allo sguardo di Dio e cercano rifugio dietro un albero del giardino, Maria è lì, pronta a consegnarsi al medesimo Dio. Certo, anche lei è presa da turbamento, da paura, ma non è la paura di Adamo e della sua donna; non è paura di Dio, ma timore di non essere all’altezza di rispondergli. Per questo l’angelo dice: «É lo Spirito Santo che farà tutto, scenderà su di te…» e allora Maria non si nasconde come Adamo e la sua donna, ma esce allo scoperto con quella parola che Dio attendeva da sempre, con quell’înnenî: eccomi, guarda, sono qui davanti a te, non più lontano dalla tua faccia, ma davanti a te.

Con questa espressione, tipica della risposta nuziale che la donna pronuncia all’uomo nel rituale ebraico, Maria, la Donna, si pone di fronte alla faccia invisibile di Dio: «Eccomi, sono la serva, la schiava del Signore». Adamo si nasconde perché voleva essere il signore del Signore, voleva sostituirsi a Dio, voleva essere padrone di Dio. Maria, invece, si sottomette e si consegna, riconoscendosi doulè, schiava: più che serva, schiava. E celebra questo rituale nuziale della consegna nella piena di sè, lucida consapevolezza di grazia di essere presente a quel Dio che è la Presenza feconda in lei.

 

3.  La frattura risanata

Il peccato consumato da Adamo e dalla sua donna ha creato una disgregazione, una lacerazione, tanto che Adamo accusa Dio e la sua donna, dicendo: «La donna che tu hai donato a me, essa ha preso del frutto e l’ha donato a me, ed io ho mangiato». Adamo riconosce di aver ricevuto un duplice dono: uno dall’alto e uno che gli sta di fronte, quello che gli viene da Dio e quello che gli viene dalla donna, uno per la sua felicità e l’altro per la prova della sua libertà. Lui ha usato male questi doni e adesso separa, lacera il suo essere da Colui che l’ha generato. La creatura frattura il rapporto con il Creatore e rompe il rapporto con la donna, l’altra da sé nella comune umanità.

In Maria, invece, celebriamo una nuova aggregazione fra la creatura e il Creatore: grazie al suo “sì”, il Creatore si unisce alla sua creatura facendosi creatura Egli stesso, facendosi bimbo in lei. Se Maria si è dichiarata piccola, facendosi schiava del suo Signore, Dio si fa ancora più piccolo, l’Infinito si fa finito, l’Onnipotente si fa debolezza in un bambino che comincia a lievitare nel grembo immacolato di Maria.

 

4.  Casa del Dio abbreviato

In Maria, allora, celebriamo questa “abbreviazione” di Dio. Diceva qualche Padre della Chiesa: «Dio si è abbreviato due volte, Si è abbreviato nella Sacra pagina, cioè nelle Scritture, e nel grembo di Maria, divenendo Parola incarnata». E Maria ci consegna, ci dispiega in tutta la sua vita quel Vangelo che è lievitato in lei. Maria, potremmo dire, è la prima “lettrice” di Dio. È lei che impara a leggere Dio nel suo bambino, è lei che impara a raccontare Dio raccontando di questa meravigliosa, misteriosa, divina ed umana avventura che è il suo grembo divenuto casa di Dio. Per cui le parole di Maria, mentre da una parte sono la rilettura umana della parola di Dio, dall’altra sono la scuola umana per Gesù, Parola eterna del Padre.

E allora, ai cari figlioli che stano per essere istituiti lettori, vorrei consegnare proprio l’icona di Maria Immacolata, perché assimilando in sé la parola di Dio, imparando a leggere Dio che è presente nella sacra pagina, possano dispiegare questa Parola nelle parole umane ed essere essi stessi racconto credibile di Dio, divenendo, come i profeti, mangiatori e trasmettitori della Parola del Signore che, da una parte, è dolce come il miele al palato, ma dall’altra è una parola amara, dura, fino a farsi spada che lacera, ferisce e guarisce. Sia lodato Gesù Cristo!